Ricerca sul cancro, torna l’azalea dell’Airc

Tra i 104 progetti sostenuti, uno sui tumori femminili del professore Weisz dell’Università di Salerno

Si rinnova domenica prossima, giorno della Festa della Mamma, l’appuntamento con l’azalea della ricerca dell’Airc. Saranno circa 20mila i volontari, affiancati da numerosi ricercatori, a distribuire in 3mila 600 piazze la pianta che dà origine al fiore che da oltre tre decenni è il simbolo della battaglia contro i tumori femminili. Con una donazione minima di 15 euro sarà possibile scegliere una delle 600mila azalee colorate per festeggiare la mamma e contribuire concretamente a rendere il cancro sempre più curabile. Negli ultimi 50 anni la ricerca oncologica ha fatto notevoli progressi nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura, contribuendo a migliorare la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi per i tumori femminili. Nonostante ciò la guardia non va ancora abbassata.

Ecco perché Airc rafforza il suo impegno in questo ambito, sostenendo attualmente 104 progetti pluriennali sui tumori femminili per i quali è necessario garantire continuità. Tra i ricercatori Airc c’è anche il professor Alessandro Weisz che lavora all’Università degli studi di Salerno. Nel suo recente studio, i cui risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista Oncotarget, i ricercatori hanno cercato di comprendere quale componente, all’interno delle cellule di tumore del seno, permetta la risposta alla terapia ormonale, per trovare “indicatori predittivi di responsività ai farmaci”.

«Negli ultimi tempi abbiamo individuato in cellule di tumore della mammella una nuova classe di molecole che presentano caratteristiche tali da far pensare a un loro ruolo importante nella cellula cancerosa- ha detto Weisz-. In modelli “in vitro” abbiamo identificato dei “bersagli” cellulari tramite i quali si potrebbe influenzare la crescita e il grado di risposta della cellula a stimoli esterni come farmaci e ormoni». Le stesse molecole sono state individuate anche in biopsie di tumori del seno e ora i ricercatori stanno trovando queste molecole in altri tipi di tumore, compreso un altro gruppo di tumori della mammella, i cosiddetti “tripli negativi”, contro cui oggi esistono poche terapie efficaci. «Stiamo cercando di capire quali di queste molecole abbia funzioni ricollegabili al comportamento aggressivo delle cellule tumorali, per mettere a punto metodi per interferire» conclude.

Carmen Incisivo

©RIPRODUZIONE RISERVATA