Ricatto hard a una 12enne, arrestato

Il 68enne albanese l’aveva adescata su Facebook e convinta a video erotici che ha poi divulgato ad amici e familiari

Gli inquirenti erano sulle sue tracce da quasi tre anni, da quando le indagini della polizia postale erano riuscite a risalire al computer da cui il 68enne albanese terrorizzava una ragazzina non ancora 14enne diffondendo sui social i suoi video hard. Ora D.H.S. è in carcere, estradato dall’Albania dopo un’attività di collaborazione con l’autorità giudiziaria italiana e l’intervento dell’Interpol. È accusato di atti sessuali con minorenne, violenza sessuale su minore, accesso abusivo a un sistema informatico, sostituzione di persona, violenza privata e atti persecutori.

Tutto è iniziato nel 2010, quando la ragazzina aveva 12 anni e l’uomo l’ha adescata su Facebook fingendosi un coetaneo. Scriveva in italiano, una lingua che conosce bene perché è in Italia che studia la figlia, finita anche lei nel suo book a luci rosse con foto carpite durante i rapporti col marito. L’adolescente è cascata nel tranello delle confidenze sempre più intime, fino ad accettare di filmarsi con la webcam in atti di autoerotismo. A quel punto la trappola era scattata: appena ha cercato di interrompere quel circolo morboso l’uomo ha iniziato a ricattarla, minacciando di divulgare le sue immagini sui profili di familiari e amici. Un incubo durato due anni, durante i quali tutti i giorni, a orari prestabiliti, era obbligata a collegarsi al computer e mostrarsi in webcam. Lui le dava istruzioni, le diceva cosa doveva fare, finché lei non ha trovato il coraggio di sfidare le ritorsioni e chiudere ogni rapporto, cancellandolo dai suoi contatti di Facebook. La vendetta è scattata subito, con l’invio di foto e filmati a parenti e amici e persino con la pubblicazione sul forum della scuola. Lei ha denunciato, si è rivolta insieme alla madre alla polizia postale e da lì è nata un’indagine che nel 2013 ha permesso di risalire al sospettato e ora, dopo le conferme ottenute da complesse verifiche informatiche, si è chiusa con l’arresto e l’estradizione del 68enne. «Lo abbiamo inseguito per due anni – ha spiegato il sostituto procuratore Roberto Penna che ha coordinato l’indagine – noi oscuravamo i suoi profili, in cui utilizzava identità fasulle, e lui ne creava di altri. Poi la polizia postale è riuscita ad accertare che le connessioni arrivavano da una zona periferica di Tirana, siamo andati lì e abbiamo sequestrato l’hard disk». Ma non era ancora finita. L’uomo aveva installato un programma che a ogni spegnimento del pc cancellava le conversazioni. Ci sono voluti strumenti sofisticati per recuperare almeno una parte dei dati e risalire a 52 immagini pedopornografiche, tra cui alcune di una nipote minorenne. La ragazza salernitana ha infine riconosciuto nelle foto la stanza che vedeva in webcam, e il quadro indiziario si è fatto tale da consentire l’arresto.

Ma per un caso venuto alla luce gli investigatori ne sospettano tanti che restano nascosti dalla vergogna e dalla paura. Per questo il procuratore Corrado Lembo ha voluto lanciare l’allarme «affinché i genitori siano allertati a una maggiore vigilanza». E per lo stesso motivo la polizia postale ha in corso una campagna nelle scuole. «Invitiamo i ragazzi a dare amicizia sui social solo a chi si conosce – hanno sottolineato il primo dirigente Fabiola Silvestri e l’ispettore capo Roberta Manzo – ricordando che chi vuole trarci in inganno cerca di carpire la nostra fiducia». Quindi l’invito ai genitori: «Vietare internet ai ragazzi non avrebbe senso, è il loro strumento. Meglio farsi insegnare da loro i meccanismi e, se si sospetta qualcosa, avvisarci subito senza sostituirsi a loro nel profilo, per non mettere a rischio l’indagine».

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