IL CASO

“Revenge porn” sulle chat: «Non era la mia fidanzata»

Il 18enne indagato al gip: «Mai stati insieme, ci scambiammo solo dei messaggi». Il 16enne ammette alcune responsabilità

SALERNO - Uno dei due ha detto di non essere il fidanzato della ragazza che denunciò l’accaduto, l’altro ha negato d’aver commercializzato materiale pedopornografico. I due giovani indagati per revenge porn , lo scambio di foto e video di studentesse minorenni, alcune delle quali salernitane, hanno fornito delle precisazioni al gip su un impianto accusatorio che aveva sorpreso pure i loro familiari. Risale a domenica scorsa l’esecuzione della misura cautelare a carico dei due indagati, dopo la denuncia di una minorenne che aveva inviato un video hot al suo fidanzato, uno dei due finiti nei guai, temendo che, in caso contrario, l’avesse lasciata. Una pretesa che risale a due anni fa. Il video era stato condiviso con l’altro indagato, oggi 16enne, e scambiato poi con altri. Per l’accusa, anzi, il 16enne avrebbe commercializzato foto e video di altre ragazze, richiamandosi esplicitamente alla pedopornografia: in suo possesso 144 file osé o porno, alcuni dei quali con sesso esplicito tra minori. Il fidanzato della vittima, maggiorenne da alcune settimane, è stato ascoltato in compagnia del suo legale, l’avvocato Alessandro Marino .

Il giovane ha risposto a tutte le domande postegli dal gip, dando un perimetro più ristretto rispetto alle accuse della procura per i minori. Ha innanzitutto tenuto a precisare che non era il fidanzato della vittima ma che, con lei, aveva avuto solo un rapporto di scambi di messaggi via chat. Tra le precisazioni anche quella della sua assoluta estraneità alla diffusione seriale delle immagini del video della vittima e al commercio di file pedopornografici. Oggi la difesa presenterà il ricorso al tribunale del Riesame. Anche il 16enne ha raccontato la sua verità al Gip.

Assistito dall’avvocato Cecchino Cacciatore , il giovane ha ammesso alcune delle sue responsabilità, ma s’è detto lontano da qualsiasi ipotesi di commercializzazione di foto o video di minori. Le indagini della procura per i minorenni e della polizia postale, intanto, continuano, anche per identificare altre vittima ma soprattutto le migliaia di appartenenti a queste chat di scambi di foto e video pornografici, soprattutto via Telegram , che consente la partecipazione fino a 200mila utenti, ma anche via Whatsapp , dove la diffusione, però, è di gran lunga inferiore. E vanno analizzate alcune chat che si rifanno specificamente a stupri di familiari, che annoverano persone con evidenti problemi di relazioni sociali e ancor di più sessuali. Le famiglie dei due indagati sono rimaste sorprese da quanto avrebbero commesso i figli, ancor di più quelle delle vittime.

(s.d.n.)