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Rete killer nel golfo di Policastro Scatta sequestro dei guardiacosta

Calati in mare trenta chilometri di “spadare”: dal largo di Palinuro fino ai confini con la Calabria Salvati pesci spada, tonni, delfini, tartarughe e balenottere. Caccia aperta ai “pirati” della pesca

CENTOLA. Cinquecentomila metri quadrati di mare passato ai raggi x, al largo della costa Cilentana, dove pescatori senza scrupoli hanno trasformato il mare in un far west. L’ultima operazione della Guardia Costiera ha portato a galla un affare milionario. I guardiacoste hanno scoperto un muro, alto quattordici metri, dove finivano pesci spada e tonni ma anche delfini, tartarughe, balenottere, capidogli. Una trappola mortale a poche miglia dalla costa. Trenta chilometri di reti derivanti sono state sottoposte a sequestro e decine di esemplari di specie protette sono stati liberati.

L’operazione, voluta dal capitano di vascello Gaetano Angora (comandante del Compartimento marittimo di Salerno) e coordinata dal contrammiraglio Arturo Faraone della Direzione marittima Campania, non ha precedenti nella zona. I guardiacoste, diretti sul posto dal tenente di vascello Andrea Palma del Circondario marittimo di Palinuro, hanno trovato queste reti vietatissime dalle legge, le spadare, sparse praticamente ovunque nel tratto di mare compreso tra Palinuro e Sapri, fino ad arrivare in Calabria. Un impatto ambientale devastante per il mare. Prede ambitissime dai pescatori i piccoli pescespada o spada novelli poi venduti a caro prezzo nelle pescherie. Questa volta, però, nella rete prima dei pesci sono finiti proprio i pescatori di frodo.

Le indagini mirano adesso a verificare se oltre alla pesca illegale possa esserci dell’altro. Come ad esempio la truffa o il falso ideologico. L’ipotesi più verosimile, insomma, è che i pescatori non sfidino le multe ed il sequestro delle reti solo per i proventi dalla pesca di specie proibite come i pescispada novelli. Molti di loro infatti hanno ricevuto un sostanzioso contributo dallo Stato per la cosiddetta riconversione, cioè la rinuncia volontaria alla pesca ed all’utilizzo di reti proibite. Capita infatti spesso che chi ha incassato i soldi della riconversione ritorni a mare a pescare come prima e questo, se fosse provato, sarebbe un reato molto grave: la truffa o il falso ideologico.

Al largo del golfo di Policastro spesso i guardiacoste si battono in veri e propri blitz contro i pescatori di frodo che spesso reagiscono in malo modo aggredendo i militari. In gioco, dalla parte delle forze dell’ordine, c’è la salvaguardia della biodiversità marina. Per i pescatori pirata, invece, in ballo ci sono un mucchio di quattrini. Il sottosegretario alle Politiche agricole e forestali Giuseppe Castiglione ha espresso pieno sostegno alle attività della Guardia Costiera. «Ottimo lavoro dei guardiacoste di Palinuro, Salerno e Napoli – ha detto – A loro va il nostro pieno sostegno. Chi utilizza queste reti non sono pescatori ma criminali».

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