Restivo muto in aula E rimane impassibile davanti a foto di Elisa

Iniziato a Salerno il processo d’appello sul delitto Claps La difesa dell’imputato chiede di acquisire una consulenza

SALERNO. «Impermeabile, oserei dire lombrosiano». Così l’avvocato di parte civile, Luciana Scarpetta, ha definito Danilo Restivo, che ieri ha assistito in silenzio alla prima udienza del processo d’appello per l’omicidio di Elisa Claps. L’unico imputato per quel delitto è rimasto impassibile anche quando la madre di Elisa gli ha mostrato la foto della ragazza e gli ha chiesto di parlare. Filomena Iemma ha voluto sedersi il più possibile vicino a lui, accanto alla gabbia, poi ha preso dalla borsa la fotografia della figlia e gliel’ha messa davanti, sul tavolo, perché potesse vederla. Lo ha fissato per tutta l’udienza, mentre lui ha solo dato uno sguardo alla foto con la coda dell’occhio e si è subito girato. «Lui sa perché sono qui» ha detto la donna appena arrivata al Tribunale di Salerno dove ieri, a vent’anni dall’omicidio, è iniziato il processo di secondo grado. In aula, a un certo punto non ha resistito: «Devi parlare con me» gli ha detto. Ma lui non si è neppure girato. «Lo voglio incontrare – ha ribadito lei all’uscita – Se mi danno la possibilità chiederò di incontrarlo, solo io e lui. Quello che ci diremo resterà tra noi. Io sono un moscerino, lui un gigante, non avrà paura di me, né io di lui».

Maglioncino azzurro, occhi bassi, Restivo ha varcato la soglia del Tribunale prima delle 8, scortato dagli agenti di polizia penitenziaria che lo avevano prelevato dal carcere di Fuorni. Non ha detto nulla, si è limitato a chiedere dei suoi avvocati e, nella camera di sicurezza, si è riletto gli atti del processo. I suo ilegali, Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli, hanno annunciato che in una prossima udienza renderà ai giudici dichiarazioni spontanee, ma per ora la strategia della difesa si fonda sulla richiesta di acquisire una consulenza su data e ora della morte di Elisa. I giudici non si sono pronunciati; a fine aprile, dopo requisitoria e arringhe difensiva, decideranno se pronunciare la sentenza o rinnovare il dibattimento come chiedono i diffensori di Restivo. Ma la sensazione è che si propenda per l’esclusione del nuovo mezzo di prova. Gli avvocati hanno protestato: «Mi sembra non ci sia la volontà di accertare la verità – ha dichiarato Bargi – Bisognerebbe cercare di superare degli inutili formalismi per arrivare, invece, ad accertamenti seri» Di Restivo, condannato in primo grado a trent’anni, hanno detto che «è sereno, ha fiducia nella giustizia, ha ribadito di essere innocente e di avere grande rispetto per il dolore della famiglia Claps». Si tornerà in aula il 26 marzo, per la requisitoria della procura generale, e poi il 9 aprile quando ci sarà la discussione delle parti civili e dei difensori. Quindi la sentenza, prevista per la fine del prossimo mese. La famiglia della ragazza spera che il processo possa servire a svelare anche le complicità che per 16 anni hanno impedito il ritrovamento del corpo, nascosto nel sottotetto di una chiesa di Potenza. Per questo la madrea si è rivolta ieri anche a Papa Francesco.

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