Restano dentro gli assassini di Gorizia

Respinte dal Riesame le richieste dei paganesi Femiano e Avitabile accusati dell’omicidio della prostituta nocerina

PAGANI. Restano in carcere Luigi Femiano e Gennaro Avitabile, i due paganesi accusati dell’omicidio volontario di Gorizia Coppola, la lucciola che fu uccisa la notte del primo maggio per un rapporto sessuale negato in quanto chiesto gratuitamente: lo ha deciso il Tribunale del Riesame depositando la decisione nel tardo pomeriggio di ieri, dopo aver vagliato i motivi che erano stati proposti dai rispettivi legali dei due giovani per la sostituzione o revoca della misura.
Gli avvocati degli indagati, Vincenzo Calabrese e Bonaventura Carrara, avevano impugnato la decisione e la relativa ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari, Alfonso Scermino, puntando alla collaborazione dei due giovani e alla loro quasi completa incensuratezza. Il carcere invece è stato confermato per entrambi, con il rigetto senza ancora una motivazione ufficiale, per l’estrema gravità del reato commesso e anche per la sua efferatezza, aggravata dai futili motivi di un diniego di fronte alla richiesta, insistita, di un rapporto sessuale gratis.
I due paganesi, residenti nella periferia del cosiddetto Bronx, il Parco Arancio, erano stati individuati e raggiunti da fermo di indiziato di delitto due giorni dopo l’assassinio di Gorizia, con il provvedimento che era scaturito dall’indagine svolta dei carabinieri del nucleo investigativo di Salerno. Dietro l’assassinio, perpetrato materialmente da Femiano, l’accoltellatore, su istigazione di Avitabile, c’era appunto il “no” della donna alle rivendicazioni dei due amici, che erano decisi quella notte del primo maggio a ottenere il rapporto sessuale pur non avendo soldi. Con l’elemento decisivo di una telefonata a indirizzare le indagini, che gli investigatori avevano inizialmente orientato al mercato della prostituzione nella zona del Mercato ortofrutticolo, teatro dell’omicidio, ipotizzando inizialmente scontri e contrasti per le postazioni e le modalità di lavoro. La ricostruzione dell’episodio delittuoso si era successivamente completata con le due confessioni, rese al termine di una prima confusa fase di interrogatori, tra accuse incrociate e inesattezze poi appianate in un confronto tra i due ragazzi davanti a investigatori e pubblici ministeri della Procura di Nocera Inferiore.
Il più giovane dei due, Femiano, appena diciottenne, avrebbe colpito la donna con la lama custodita nell’auto di famiglia di Avitabie, con l’intento di spaventarla, infliggendole un solo colpo di coltello arrivato sotto il costato e tale però da innescare l’emorragia e il dissanguamento. La donna, sgomenta per l’azione dei ragazzi, cadde riversa nei pressi della casa dell’acqua, accanto alla rotatoria che delimita l’incrocio tra la via del Mercato e la Statale 18. L’episodio si era svolto nella zona storicamente occupata nottetempo da prostitute e trans, con l’arrivo dei due potenziali clienti, lo scambio rapido, il “no” di Gorizia, il ritorno dopo un veloce confronto e la decisione di insistere, fino al colpo mortale. La donna sarebbe morta poco dopo il fendente, soccorsa dal 113 dopo le segnalazioni degli automobilisti che l’avevano vista inerme sul selciato.
Alfonso T. Guerritore
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