Salerno

Reperti spariti al "Ruggi" di Salerno, inchiesta per favoreggiamento

Tredici avvisi di garanzia per la morte di Palmina Casanova, ma il numero degli indagati aumenta per lo scandalo dell'intestino scomparso

SALERNO. Potrebbe non essere stato solo un errore o una negligenza a determinare la scomparsa del reperto biologico che gli inquirenti ritengono fondamentale per comprendere se la morte di Palmina Casanova sia dovuta a uno sbaglio dei medici. Il sostituto procuratore Elena Guarino, che coordina le indagini per omicidio colposo, ha aperto un nuovo fascicolo d’inchiesta con l’ipotesi di favoreggiamento. Il sospetto è che qualcuno possa avere deciso di far sparire il tratto di intestino asportato alla donna nel corso del secondo intervento chirurgico, una porzione di organo che gli inquirenti volevano esaminare per accertare se il duodeno fosse stato perforato nel corso dell’operazione eseguita tre giorni prima per la rimozione in laparoscopia di una cisti ovarica. I carabinieri del Nas, che in questi giorni hanno cercato invano il materiale biologico, hanno poi ricostruito tutti i passaggi che hanno portato il tratto intestinale dalla sala operatoria al reparto di Rianimazione, dove doveva essere conservato fino alla consegna agli anatomopatologi e da cui è invece sparito. I nomi di chi lo ha avuto in consegna e le relative responsabilità sono adesso al vaglio della Procura, che nelle prossime ore provederà alle prime iscrizioni nel registro degli indagati. Il magistrato ha inoltre disposto l’acquisizione di ulteriori documenti, compreso l’atto in cui il commissario dell’azienda ospedaliera, Nicola Cantone, motiva la decisione di revocare dall’incarico il primario del reparto di Rianimazione. Copia del provvedimento è stata portata via ieri mattina dal capitano Gianfranco Di Sario, che coordina l’attività del Nas.

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Non c’è invece traccia della porzione di intestino asportata alla 56enne di Atrani. I carabinieri hanno ricostruito che il materiale è stato consegnato alla ditta napoletana che si occupa dello smaltimento dei rifiuti speciali prodotti dal “Ruggi” e che lo ha già incenerito. Non sarà quindi possibile trarre da quel reperto le conclusioni sulla morte della commerciante. Due al momento le ipotesi: una perforazione nel corso della laparoscopia oppure un surriscaldamento della parte nel corso della stessa operazione chirurgica, che dopo qualche giorno ha portato alla rottura dei tessuti senza che i medici potessero subito rendersi conto della complicanza. Sul registro degli indagati sono finiti in tredici: sei sanitari del “Ruggi” (i componenti del primo intervento di martedì 19 e del secondo eseguito venerdì 22, quando la donna è morta in sala operatoria) e sette del presidio ospedaliero di Castiglione di Ravello, che potrebbero non aver disposto in tempo il trasferimento a Salerno quando Palmina Casanova si è rivolta alla loro struttura lamentando dolori lancinanti all’addome. La notifica degli avvisi di garanzia è iniziata ieri pomeriggio, per consentire agli inizi della prossima settimana l’esecuzione dell’autopsia.

Di certo c’è che la 56enne è deceduta in seguito a quello che in medicina è definito uno stato di “addome acuto”, una grave compromissione dell’apparato gastrointestinale che nel suo caso era collegato a una peritonite. Quando venerdì è giunta da Ravello all’ospedale salernitano era già in condizioni gravissime, ma da chiarire c’è pure quello che è accaduto nella giornata precedente, quando pare che la donna avesse già chiesto aiuto ai medici. Anche in quel caso fu trasferita dalla Costiera al “Ruggi”, dove però ne sarebbe stata disposta la dimissione con il consenso dei familiari. Il medico che la visitò è già nell’elenco degli indagati per aver preso parte a uno degli interventi chirurgici.

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