Regionali, si riparte da Orlando

Il ministro si è detto disponibile ma il premier frena: «Il governo non si tocca». De Luca tratta la resa

Matteo Renzi con l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica ha dimostrato una abilità politica che forse nemmeno il D’Alema più in forma sarebbe stato capace di costruire. Ma la domanda è un’altra: i democrat campani di osservanza renziana saranno capaci di svincolarsi dalle primarie ed eleggere il loro candidato rottamando Vincenzo De Luca (in questi giorni a Roma a trattare la resa) e Andrea Cozzolino? Qualcuno, già contrario ai due competitor in campo, prova a sfilarsi dall’ipotesi Gennaro Migliore e far rimbalzare altri nomi. È uscito nuovamente a giro l’ex segretario regionale Enzo Amendola ma anche e soprattutto quello del ministro Andrea Orlando. Lui, Orlando, lo ha confidato a qualche amico, certo non esplicitamente ma ammiccando «se Renzi vuole sono disponibile».

Anche perché pare che proprio Lorenzo Guerini abbia bussato alla sua porta quando si lavorava alle trattative per il Presidente della Repubblica. «Sai l’intenzione di Matteo sarebbe quella di puntare su Carlo (Padoan) e di fare un rimpasto nel governo». E dunque mettendo mano all’esecutivo, Orlando avrebbe potuto ottenere la seconda regione d’Italia paracadutato e blindato. Ma il cambio di programma ha fatto saltare i piani. E almeno fino a questo momento, resta tutto uguale con Migliore in corsa per le consultazioni del 22 febbraio che a questo punto nessuno (a parte De Luca e Cozzolino) crede più che si facciano realmente. Non ci credono i socialisti, che seppure domani presenteranno la discesa in campo di Marco Di lello, di fatto - a guardare bene - Di Lello non è mai partito. Anche il Psi, come dire, resta alla finestra? «Intanto non partecipamo» dicono poi «decidiamo cosa fare» dicono tra di loro.

Ma anche a destra le cose non è che stiano messe meglio. Il governatore Stefano Caldoro non scioglie la riserva. Saltato il patto del Nazareno sul Presidente della Repubblica, pare che il governatore abbia iniziato realmente a pensare che forse, anche la sua rielezione non fosse scritta in nessun patto di Palazzo. Con i fittiani spina nel fianco, Forza Italia a minimi storici e l’area popolare (Ncd e Udc) pronta a saltare il fosso, sentirsi garantito è un parola grossa anche dopo le indicazioni dirette del cavaliere. Allora è il momento di stringerlo alle corde. Dopo Cozzolino, ci pensa l’onorevole Massimo Paolucci (Pd) ad incalzarlo: «Caldoro descrive una Campania che esiste solo nei suoi sogni. Non dice se si ricandida. Perché?». Ed ancora: «Si avvicina la scadenza elettorale e il silenzio di Stefano Caldoro è sempre più assordante. Lui sfugge. Perché?».

Che Caldoro abbia chiesto, e non ottenuto, una sistemazione diversa da Berlusconi è la voce che circola negli ambienti di Forza Italia. Così come pare che persone a lui molto vicine avevano iniziato a flirtare con politici di Fratelli d’Italia prima di rendersi conto che anche lì c’è un fuggi fuggi generale. E allora, con la paura che una parte di Fi possa essere tentata dalle sirene deluchiane e che l’Udc possa seguire lo stesso percorso attuato alla Provincia di Salerno, anche Caldoro resta alla finestra a capire se si faranno o meno le primarie e chi sarà il suo avversario.

©RIPRODUZIONE RISERVATA