Reflui urbani nel Tusciano per altri novanta giorni 

L’impianto di depurazione a Tavernola è ancora nella fase di collaudo L’’autorizzazione in deroga è stata prorogata al 28 febbraio del nuovo anno

Sversamenti autorizzati. I reflui urbani di Battipaglia finiscono nel Tusciano in deroga ai valori limite d’emissione. Di mezzo ci sono le lungaggini burocratiche per l’avviamento del rinnovato impianto di Tavernola. Non è la cronaca d’un sopralluogo della polizia ambientale, ma la proroga d’una licenza allo scarico nel fiume sottoscritta dal dirigente dell’ufficio tecnico. D’altronde l’Asis, che deve gestire l’impianto di Tavernola, non ha ancora comunicato a Palazzo di Città l’attivazione dell’Aua rilasciata a ottobre dal suap, e il dirigente municipale, Pasquale Angione, ha dovuto prorogare per altri tre mesi il provvedimento della discordia: l’autorizzazione provvisoria in deroga allo scarico nel Tusciano delle acque reflue urbane del depuratore, che l’ingegnere firmò il 30 marzo scorso.
All’epoca la sindaca Cecilia Francese puntò il dito contro gli organi d’informazione, parlando d’«allarmismo destituito di fondamento» e annunciando il «via libera al depuratore entro l’estate 2017». Eppure quell’autorizzazione in deroga, che aveva come data di scadenza il 30 novembre del 2017, è stata prorogata per 90 giorni: i reflui urbani del depuratore di Tavernola finiranno nel Tusciano in barba ai valori limite d’emissione stabiliti dal decreto legislativo 152 del 2006 fino al 28 febbraio del 2018. E a fregiarsi dell’autorizzazione comunale nella fase di collaudo è il Comune stesso.
A Tavernola, nell’impianto sottoposto ai lavori d’adeguamento tecnologico, è stata avviata la fase transitoria d’avviamento e gestione controllata del depuratore: è uno dei periodi per i quali la normativa rende possibili le deroghe ai limiti di emissione. L’11 settembre scorso il direttore dei lavori aveva fatto sapere ai funzionari comunali che la fase d’avviamento e messa in esercizio non poteva partire a causa del mancato allaccio dell’energia elettrica in media tensione: l’ostacolo stava nel nodo della titolarità d’un’area di 10mila metri quadrati, occupata nel 1970 senza che, nel corso dei decenni, quel titolo di proprietà venisse registrato. E così il proprietario del fondo retrostante aveva impedito l’installazione dell’armadio contatore. Problemi risolti, visto che il 2 novembre il responsabile del procedimento, Osvaldo Amoroso, comunicava l’imminente allaccio.
Angione e Amoroso, poi, hanno invitato l’Asis ad attivare l’autorizzazione unica rilasciata a ottobre e il 30 novembre hanno fatto sapere all’Arpac dell’inizio della fase d’avviamento e di messa in esercizio. L’Asis, però, non ha ancora comunicato l’attivazione dell’aua, e così i tecnici hanno dovuto prorogare il provvedimento e autorizzarsi allo scarico nella fase di collaudo.
Nel Tusciano si scaricano 185 litri al secondo di acque reflue, ma Angione impone il preventivo trattamento depurativo di progetto, i campionamenti e il rispetto delle direttive regionali, vietando la commistione con altre tipologie di reflui. Subito dopo il collaudo, l’impianto sarà riconsegnato all’Asis. Dopo 333 giorni in deroga.
Carmine Landi
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