IL COMMENTO

Referendum, oltre il Sì e il No

Il dibattito sul referendum costituzionale ha assunto il carattere di uno scontro politico: per Renzi è confermativo, per gli avversari è oppositivo. E, a questo schema, sono improntati anche gli...

Il dibattito sul referendum costituzionale ha assunto il carattere di uno scontro politico: per Renzi è confermativo, per gli avversari è oppositivo. E, a questo schema, sono improntati anche gli argomenti utilizzati per sostenere l’una e l’altra tesi, trascurando che è una riforma complessa e interessa 48 articoli, oltre un terzo della Costituzione, e meriterebbe un confronto approfondito e di merito.

In particolare sulle parti che incidono sul sistema dei diritti e dell’uguaglianza. Come la modifica dell’articolo 129, IV comma, laddove si prevede che “con legge dello Stato sono definiti indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza nell’esercizio delle medesime funzioni” dei Comuni, delle città metropolitane e elle regioni. È, di fatto, una norma che legittima la disuguaglianza. Scegliere, come dirimenti per gli interventi dello Stato, “costi standard ed efficienza” in ragione dei precedenti storici, significa, infatti, riconoscere alla parte meno sviluppata del paese i soli livelli essenziali e consentire all’altra di andare ben oltre.

Si costituzionalizza la disparità tra Nord e Sud, e si travolge l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce due principi fondanti dello Stato democratico. La libertà formale: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E la libertà sostanziale: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini.

Vale a dire che il diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione deve essere garantito a tutti, tramite idonei interventi dello Stato, volti a offrire pari opportunità ai soggetti più deboli. Mentre, con la riforma in discussione, si afferma la prevalenza dell’efficienza e del potere economico costituito ovvero del più forte, anziché perseguire la combinazione tra uno stato sociale generoso e inclusivo, da un lato, e un’economia di mercato prospera ed efficiente, dall’altro.

Per sottolineare e dare il giusto valore a questo equilibrio, giova ricordare che gli svedesi citano con orgoglio un detto degli anni settanta: «È stato Per Albin Hansson a costruire la casa comune di tutto il popolo, poi Ingvar kamprad l’ha ammobiliata». Hansson fu il Premier socialdemocratico che portò il Paese fuori dalla crisi e diede il via alla legislazione sociale più avanzata del mondo, Kamprad è il fondatore di Ikea, il colosso mondiale dell’arredamento a buon mercato. L’Italia non ha avuto né Hansson né Kamprad, ma padri costituenti che hanno costruito con la stesso spirito e la stessa logica architettonica la casa comune e la sua missione.

Ai viventi spetta, perciò, modernizzarla, non demolirla: la modifica dell’articolo 129 va cancellata.

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