Record di poveri Ma è caccia ai “furbi” del pacco alimentare

Il centro dell’associazione “Agorà” assiste 1350 persone «Scarsa attenzione degli amministratori verso i disagiati»

Aumento record della povertà in città negli ultimi cinque anni. Sono allarmanti i dati diffusi dal responsabile della distribuzione di pacchi alimentari dell’associazione Agorà, Antonio Ventre. A ritirare ormai regolarmente cibo nella sede dell’ex Onpi di corso Mazzini, sono ben 350 famiglie indigenti, a fronte delle circa 60 del 2010. Un aumento spaventoso, che il responsabile del banco alimentare solidale attribuisce quasi totalmente alla crisi economica.

Sono tantissime le famiglie cavesi in difficoltà – la cui condizione di precarietà economica è attestata dal certificato Isee – che si sono aggiunte agli extracomunitari già assistiti dall’associazione e che rappresentavano la maggioranza dei disagiati. E le richieste di famiglie che chiedono di essere inserite nell’elenco da inviare alla base logistica di Fisciano, dove avviene lo smistamento delle derrate, aumentano di mese in mese.

«Finora c’è stata poca attenzione al problema – lamenta Ventre – La nostra assistenza ai poveri molte volte passa in secondo piano. Pochissimi amministratori si sono recati qui per vedere quello che accade. I numeri sono aumentati a dismisura, dopo la crisi. Assistiamo 350 nuclei familiari cavesi che contano 1350 persone, più comunitari ed extracomunitari in difficoltà».

Ma oltre ai disagiati già noti, l’associazione si trova a fronteggiare l’insistente richiesta di persone che vogliono entrare a far parte degli elenchi della distribuzione. «Questo dimostra che la povertà non è un dato da poter trascurare come è stato fatto finora ma da tenere in grande considerazione».

L’aumento del numero di poveri ha portato anche a una maggiore rigidità nei controlli per scovare i finti poveri: «In passato la nostra assistenza era legata alla conoscenza diretta della persona che viveva nel disagio; inoltre, poiché avevamo una convenzione con il comune, avevamo un certo numero di assistiti che ci venivano segnalati dai sevizi sociali. Nel tempo tutto è cambiato, perché è normale l’assistenza ma non all’infinito. Chi ritorna alla normalità rinuncia all’assistenza, ma c’è anche chi ne approfitta. Con documenti e certificazione Isee facciamo i nostri controlli per impedire abusi». In controtendenza con i dati dell’associazione Agorà c’è il convento di San Francesco e Sant’Antonio, dove si registra dal 2010 ad oggi un calo di richieste di assistenza dell’80%, probabilmente dovuto al fatto che si sono inaspriti i controlli.

Annalaura Ferrara

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