IL DELITTO

Ravello, omicidio Attruia: Dipino spera nello sconto 

Il legale dell’imputata sta valutando la rinuncia ai motivi presentati in Appello. Il delitto avvenne per motivi di gelosia. In primo grado fu condannata a 22 anni

RAVELLO. Potrebbe rinunciare a parte dei motivi di appello e sperare così in una rideterminazione a ribasso della pena. Vincenza Dipino, 55 anni, di Ravello, condannata in primo grado a 22 anni di reclusione per concorso in omicidio volontario, ieri era in aula al processo che si celebra in Corte di Assise di appello per l’assassinio di Patrizia Attruia, avvenuto il 27 marzo 2015. Il cosiddetto “omicidio della cassapanca” dalla suppellettile dove fu nascosto il cadavere della 47enne di Scafati. La decisione dell’imputata, difesa dall’avvocato Marcello Giani, è attesa per la prossima settimana.
La Dipino si è sempre dichiarata innocente e sostiene di non aver ammazzato la Attruia, nonostante l’ipotesi della rivalità in amore per Giuseppe Lima, il 50enne di Pagani, compagno della vittima. I due da tre anni circa erano andati a vivere nell’appartamento della 47enne di Ravello, su invito proprio di quest’ultima e dove avvenne l’omicidio. La Dipino è stata condannata anche ad un anno di reclusione per occultamento di cadavere. Dell’omicidio di Patrizia Attruia è imputato anche il compagno Lima.
Fu lui – secondo l’accusa – ad ucciderla di botte dopo una furibonda lite per gelosia. Il 50enne di Pagani, difeso dall’avvocato Luigi Gargiulo, ha chiesto il giudizio abbreviato in primo grado. Il processo è alle fasi preliminare e pende dinanzi al gup Maria Zambrano. L’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Cristina Giusti, nella requisitoria, ha chiesto trent’anni di carcere per il compagno-assassino.
Massimiliano Lanzotto
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