la sentenza

Rapinò il sexy shop, condannata

Il giudice non ha creduto che la donna dovesse riscuotere un credito

È stata condannata a una pena di un anno e quattro mesi e a trecento euro di multa la quarantene A.B. arrestata a fine ottobre dopo che aveva portato via circa 150 euro dalla cassa del sexy shop di via Leucosia. Il giudice Gabriella Passaro ha ritenuto si trattasse di una rapina, accogliendo la del pubblico ministero e giudicando non sufficientemente credibile la versione dell’imputata, secondo la quale si era recata nell’esercizio di Mercatello per chiedere soldi che le erano dovuti. La donna aveva dichiarato di voler riscuotere una parte dei seimila euro che le sarebbero stati promessi in cambio di una prestazione sessuale ripresa con una videocamera, poi la discussione sarebbe degenerata e lei avrebbe afferrato alcune banconote dalla cassa a parziale risarcimento. Una ricostruzione in base alla quale il difensore Gino Bove aveva chiesto, in subordine all’assoluzione, la derubricazione del reato in esercizio arbitrario delle proprie ragioni o in furto, in quanto dai filmati delle telecamere di sicurezza non sarebbe emersa la violenza proprie della rapina. Il giudice ha invece ritenuto che gli estremi del reato fossero sussistenti e ha emesso la sentenza di condanna, sebbene riducendo di sei mesi i due anni di pena richiesti dalla pubblica accusa. È stato così possibile disporre, nonostante un precedente a carico, la sospensione dell’esecuzione della pena.

La donna, arrestata subito dopo il colpo con i soldi ancora in tasca, è stata poi sottoposta alla misura cautelare dell’obbligo di dimora, di cui il suo avvocato chiede adesso la revoca. (c.d.m.)

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