Raid punitivo contro l’ex genero 

Una donna scafatese rischia il rinvio a giudizio insieme alla figlia e a un fabbro

«Non me ne fotte che la casa l’hai comprata tu, devi stare alla larga da questa abitazione e da mia figlia, se non te ne vai ti uccido»: con queste parole, seguite da un’azione di forza contro l’ex genero, una donna scafatese, accompagnata dal marito, dalla figlia e da un fabbro, circa due anni fa, il 13 febbraio del 2017, guidò una sorta di raid nella casa dove per poco tempo avevano vissuto i giovani coniugi. Ora i quattro rischiano il giudizio davanti al giudice monocratico del tribunale di Nocera Inferiore, con le accuse a vario titolo di danneggiamento, violazione di domicilio e minacce in concorso.
Tutto nasce dal matrimonio tra i due giovani: la convivenza era infatti cessata di colpo per decisione dell’uomo, il quale, dopo aver ottenuto la separazione a breve distanza dalla celebrazione del matrimonio, aveva anche il pieno titolo della proprietà della casa, con una sorta di nulla osta per quanto riguarda ogni dovere rispetto alla coniuge, come sancito dalla legge. Senza figli nati dalla relazione, né alcun obbligo economico, l’uomo aveva blindato di fatto la propria condizione, cambiando le serrature d’accesso all’abitazione. Per questo, dopo aver preso atto dell’accaduto, la madre della sposa aveva guidato il fabbro e il gruppetto familiare, compresa la giovane moglie “messa alla porta»”, nella casa dell’ex genero, forzando le grate di ferro e rompendo le finestre in modo da arrivare a tu per tu con il “nemico giurato”, introducendosi di fatto in casa abusivamente.
In particolare, l’episodio doveva chiarire le responsabilità di lui, che, forte della decisione del giudice aveva sentito in pieno il diritto di comportarsi in modo brusco, autoritario, a pieno titolo di legge, dando seguito alla decisione che riteneva di fatto “risolto” il matrimonio. I coniugi erano stati infatti autorizzati a vivere separatamente dal presidente del tribunale di Nocera Inferiore, in assenza provvisoria di alcun assegno di mantenimento data la brevissima durata del matrimonio, senza figli minori, con il non luogo a provvedere per l’assegnazione della casa coniugale, di proprietà di lui.
La giovane sposa, stando a quanto sosteneva l’ex marito, si era già allontanata dal tetto coniugale senza mai neanche averne ottenuto residenza. L’ex marito aveva inviato alla ragazza comunicazione per sgomberare l’immobile da ogni bene di sua proprietà, con termine di dieci giorni, perché «l’immobile spetta al coniuge proprietario, in assenza di figli, senza che il giudice debba pronunciarsi in merito». L’uomo aveva ricevuto numerose molestie dalla signora, fin dall’annullamento del matrimonio: da qui la decisione di cambiare la serratura, non avendo senso, scriveva lui stesso nella denuncia, ogni «coabitazione forzata».
Adesso i quattro rischiano il giudizio davanti al giudice monocratico del tribunale di Nocera Inferiore.(a. t. g.)
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