Raid all’autolavaggio, arrestato Rossi

Il giovane è ritenuto l’autore dei tre attentati al “Centro motor”: pretendeva il pizzo dai Paolino. Incastrato dopo 6 mesi

CAPACCIO. Scoperto e arrestato il responsabile dei raid incendiari ai danni dell’autolavaggio e autofficina “Centro motor Paolino”, alla contrada Licinella. Si tratta di Giancarlo Rossi, 29 anni, di Capaccio. Nei suoi confronti i carabinieri della compagnia di Agropoli, guidata dal capitano Giulio Presutti, hanno eseguito ieri mattina un provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso dal gip del tribunale di Salerno. Rossi è ritenuto responsabile dei reati di tentata estorsione, danneggiamento seguito da incendio e detenzione e porto abusivo di materiale esplodente: il tutto, aggravato dal metodo mafioso.

La svolta è giunta dopo circa sei mesi di indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Agropoli con metodi tradizionali e supportate dalle attività tecniche coordinate dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Salerno. Gli investigatori si sono messi al lavoro subito dopo i tre attentati incendiari, consumati in rapida successione tra settembre e ottobre dello scorso anno. Nelle immediate vicinanze dell’autolavaggio furono collocati degli ordigni rudimentali, poi esplosi, che avevano provocato gravi danni alla struttura oltre che una ripercussione negativa anche sull’attività commerciale dell’autolavaggio.

Il primo raid risale al 6 settembre del 2014. In quella occasione, furono incendiati tre veicoli dell’autofficina gestita dalla famiglia Paolino, madre e due figli. Il secondo fu messo in atto il 14 settembre, intorno alle 2 di notte, quando una bomba carta collocata in un contenitore della spazzatura fece saltare in aria la saracinesca dell’officina. Il terzo attentato nel mese di ottobre: l’esplosione dell’ordigno, in quella circostanza, distrusse una serranda e un gazebo; la deflagrazione provocò anche il crollo di una parte della copertura del capannone.

Le indagini – durante le quali i carabinieri hanno potuto contare anche sulla collaborazione delle vittime, che hanno denunciato gli episodi e fornito indizi utili per l’individuazione dell’attentatore – avrebbero consentito di documentare pienamente la responsabilità di Giancarlo Rossi. Sarebbe stato lui l’esecutore dei vari raid incendiari, che hanno provocato un danno di circa 70mila euro. Movente degli attentati? Il rifiuto delle vittime – nonostante le gravi e ripetute aggressioni fisiche e verbali – di consegnare un’ingente somma di denaro, pretesa dal giovane, con la minaccia di bruciare l’autolavaggio, come poi è realmente accaduto.

Attraverso l’analisi delle differenti tipologie di ordigni utilizzati (taniche contenenti carburante munite di innesco nel primo caso, bombe carte nei due raid successivi), e delle immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza, è stato possibile ricostruire le dinamiche degli attentati incendiari. La comparazione degli elementi raccolti con i risultati delle investigazioni ha infine consentito di fare luce sulla vicenda.

Secondo gli investigatori, la capacità intimidatoria di Rossi, finalizzata a ottenere il “pizzo”, è apparsa evidente per la violenza, la ripetitività e la platealità dei raid messi in atto. Non solo. A fare il resto sarebbe stata anche la notorietà, a Capaccio, dello spessore criminale della famiglia Rossi – il padre Umberto, in passato, è stato condannato per associazione a delinquere di stampo camorristico – sfruttata dal giovane per intimidire le vittime.

Angela Sabetta

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