Raffaele è morto per un blocco epatico Poteva essere salvato

Scafati, l’autopsia ha escluso il decesso legato a un infarto Si aggrava la posizione dei due medici sotto inchiesta

SCAFATI. È morto per un blocco epato-renale e probabilmente poteva essere salvato con una dialisi. È questo il primo rilievo fatto dal medico legale Giovanni Zotti dopo l’autopsia sul corpo di Raffale Granata, il 38enne scafatese, figlio del presidente di Scafati Solidale Andrea Granata. Ieri mattina, dopo le ultime questioni tecnico-burocratiche il pm Cioncada ha dato incarico al perito della procura per effettuare l’autopsia sul corpo dell’uomo morto sabato scorso dopo essere stato oltre cinque ore su una barella del pronto soccorso dell'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.

Per il sospetto caso di malasanità sono indagati due medici, A. I, scafatese e M. V. di Sant’Egidio: l’accusa è omicidio colposo. Entrambi sono i responsabili del reparto di Pronto soccorso dell’ospedale nocerino. Il primo era di turno alle 11,50 quando Raffaele Granata è stato accompagnato dalla compagna e dal padre in ospedale, l’altro era di turno quando l’uomo ha avuto una crisi respiratoria e ha perso conoscenza alle 16, 30 morendo un’ora dopo nella shock room del nosocomio. All’autopsia ha partecipato anche il medico legale Antonio Sorrentino, nominato dall’avvocato Vittorio D’Alessandro e dai familiari del defunto. Nel corso dell’autopsia il perito di parte ha sottolineato la circostanza che già alle 13,50 gli esami diagnostici effettuati evidenziavano una gravissima insufficienza renale risolvibile solo con una dialisi immediata e invece il paziente è stato tenuto ancora su una barella ne pronto soccorso con una flebo che aveva difficoltà a scendere.

Una morte lenta, quella di Granata che aveva – al suo arrivo in ospedale – già gravi problemi agli organi interni. La relazione finale dirà se i responsabili del pronto soccorso abbiano sottovalutato il caso e se il paziente avesse bisogno di cure più immediate viste le sue gravi condizioni. Al ricovero, la compagna di Lello Granata aveva già illustrato ai medici i gravi problemi epatici di cui soffriva. Secondo i familiari che hanno sporto denuncia subito dopo la morte, i dottori hanno sottovalutato il caso lasciando il paziente su una barella per l'intero giorno nonostante avesse atroci sofferenze. Nulla di grave, dicevano.

E invece Lello Granata stava morendo. A conclusione degli accertamenti peritali, il medico legale della Procura dovrà esporre al pm le sue conclusioni e stabilire se il paziente potesse essere salvato. Nel pomeriggio di ieri, la salma del 38enne è stata trasferita a Scafati dove si sono tenute, alle 15,30, le esequie. Ai funerali ha partecipato una folla commossa, numerose le presenze istituzionali che hanno manifestato il proprio cordoglio.

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