Raddoppiate le richieste di risarcimento

Boom nell’ultimo anno. L’allarme dei vertici del distretto: «C’è un incremento preoccupante»

In un solo anno le istanze di equa riparazione per detenzione ingiusta sono pressoché raddoppiate. Nel distretto salernitano sono passate da 21 a 40, con un aumento calcolato per l’esattezza nel 90,5 per cento. E che non possa considerarsi una percentuale fisiologica lo conferma l’allarme con cui questi numeri sono stati resi pubblici nella relazione del presidente della Corte d’appello che ha accompagnato l’apertura dell’anno giudiziario. «Questo dato viene segnalato col dovuto risalto – si legge – perché indice di un fenomeno in preoccupante incremento, alimentato evidentemente dall’emissione di titoli custodiali non seguiti da pronunce di condanna». E al netto di quanto può significare per chi nelle maglie della giustizia ci incappa senza colpa (o senza che quest’ultima la si riesca a dimostrare) il segnale rosso è stato acceso per le conseguenze dell’aumento sui carichi di lavoro della Corte e sulle casse dello Stato. Al raddoppio del lavoro si spiega di essere riusciti a fare fronte «con un pari incremento della produttività», che ha consentito non solo di smaltire le quaranta istanze sopravvenute ma anche due delle trentuno già pendenti. Tuttavia «emerge la preoccupazione per l’impatto economico del fenomeno sulle casse dell’erario anche se – si aggiunge nel documento – quest’ultimo è stato parzialmente attenuato da alcune pronunce di rigetto dei ricorsi avendo la Corte ravvisato la colpa grave dei ricorrenti».

Dove si può, i cordoni della borsa si stringono. Anche perché oltre alle istanze per ingiusta detenzione le Corti d’appello devono fare i conti pure con quelle legate a irragionevole durata del processo, presentate in base alla legge Pinto con cui l’Italia – dopo più di una bacchettata – dovette recepire le direttive europee sulla durata del procedimento giudiziario. Nella classifica della rapidità il distretto di Salerno giace sul fondo: 104esimo posto su un totale di 110 comprensori, secondo l’ultima analisi sulla qualità della vita pubblicata dal Sole 24 ore. E la beffa è che anche i ricorsi per legge Pinto sono ormai così tanti da intasare le cancellerie. (c.d.m.)

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