L'INCHIESTA

Racket della sosta a Salerno: accuse confermate ai parcheggiatori

Per la procura non decade il reato di estorsione, consumato o tentato, contestato ai 39 coinvolti

SALERNO. La Procura conferma tutte le accuse ai parcheggiatori abusivi. Nelle 37 pagine dell’avviso di conclusione delle indagini, il sostituto procuratore Elena Guarino ribadisce per tutti i 39 indagati il reato di estorsione, consumato o tentato, e contesta ad alcuni circostanze aggravanti che fanno salire fino a un massimo di vent’anni la pena prevista dal codice.
Le posizioni non sono tutte uguali. Se la condotta estorsiva è sempre contestata, i comportamenti concreti vanno dalla richiesta di somme “a piacere” fino all’applicazione di tariffari con richieste anche di 3 o 5 euro a sosta. Quando poi le vittime del taglieggiamento hanno più di 65 anni oppure gli autori si organizzano in gruppo o risultano recidivi, la pena applicabile sale. Tutti gli automobilisti ascoltati dai carabinieri hanno spiegato di sentirsi minacciati dal tono perentorio dei posteggiatori, ma c’è anche chi ha ricevuto avvertimenti espliciti e chi, dopo aver rifiutato il pagamento, si è ritrovato con la vettura danneggiata. Le parti offese che i carabinieri hanno individuato nel corso degli appostamenti sono 73, tutti ascoltati nel corso di un’attività investigativa che dall’ottobre 2016 allo scorso febbraio ha monitorato i punti caldi del posteggio abusivo. È il 27 gennaio di quest’anno quando Cristian Carpentieri, accusato di presidiare l’area della stazione Arechi della metropolitana (di fronte all’ospedale) avrebbe avvertito un automobilista: «Se parcheggi non mi paghi, tutto può succedere». Due mesi prima, il 28 novembre, sempre lui avrebbe reagito in malo modo dinanzi a una richiesta di spiegazioni: «Cerca di non farmi iniziare male la settimana, se vuoi parcheggiare fallo dove ti ho detto». E lo scorso 30 aprile un automobilista che si è rifiutato di pagare avrebbe trovato, al ritorno, il deflettore destro danneggiato. Un episodio analogo è stato denunciato in via Piave, nella zone controllata da Matteo Di Laora che infatti risponde anche di daneggiamento; in quel caso il proprietario dell’auto ha chiesto chiarimenti il giorno dopo, e la risposta sarebbe stata laconica: «Dottore, la prossima volta parcheggiate meglio». Altri episodi inquietanti sono ricostruiti in piazza Vittorio Veneto, dove italiani e immigrati si erano divisi la zona; e poi in via Generale Clark, dove sotto accusa è finito anche il gestore di un distributore di carburante, Domenico Boccia, che in cambio di 10 o 20 euro avrebbe messo a disposizione degli abusivi il piazzale della stazione di servizio.
Dalle carte dell’inchiesta emerge la mappa di una città in mano agli abusivi, che si appostano nei pressi di locali pubblici, cinema e case di cura e non desistono dall’imporre il “pizzo” anche dove la sosta è già a pagamento. In piazza Amendola, tra Comune e Questura, Ferdinando Sagristano e Aurelio Schiavo avrebbero persino transennato alcune aree, consentendo il parcheggio soltanto a chi pagava (oltre ai 2,50 euro orari a Salerno Mobilità) anche un obolo che arrivava fino a 5 euro.
Ora i difensori hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o chiedere che gli indagati siano interrogati. Poi dalla Procura partiranno le richieste di rinvio a giudizio.
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