LA STORIA

Raù, scommessa in cucina per l’inclusione

Piatti e panini della tradizione campana danno un’opportunità di riscatto ai ragazzi che collaborano nella gestione del locale

ANGRI - Quando si parla di inclusione si pensa a centri diurni, polifunzionali o alla scuola, ma un gruppo di genitori con figli autistici ha pensato ad una quarta via: il lavoro, puntando in questo caso al settore della ristorazione. È la storia dei giovani del ristorante Raù, inteso come ragazzi autistici uniti impegnati e che fa pensare al ragù pronunciato in dialetto napoletano. Ogni giorno, questi ragazzi sono impegnati nel preparare e servire piatti della cucina tipica partenopea in un locale piccolo ma accogliente che si trova ad Angri. «Non chiamatelo il ristorante degli autistici », ha detto Imma Faravolo , madre di Antonio , il sorriso sulle labbra e la forza di affrontare casa, lavoro e famiglia.

Da mattina a notte coordina le attività in via delle Fontane ed ogni giorno da un’altra città dell’Agro arriva in bus Danilo , che ha dimostrato nel tempo una spiccata attitudine per il servizio ai tavoli. La divisa che indossa lo fa sentire importante e va fiero dei compiti assegnatigli. Cura i dettagli con dovizia ed ogni posata deve andare nel verso giusto. Una bella storia, certo poco ordinaria di inclusione sociale. Tra i tavoli si alternano cinque ragazzi, ma quelli che fanno capo alle associazioni e cooperative coinvolte si aggirano intorno alle 90 unità tutti con diverse abilità. Da Raù lavorano tra la cucina e la sala, preparando pure panini. «In quel caso - ha precisato la Faravolo - , usiamo sempre gli stessi contenitori dove inseriamo gli ingredienti da usare per la preparazione, la carne, insalata, condimenti, in modo da permettergli di muoversi in totale autonomia».

L’offerta della casa è davvero ampia, si può scegliere tra diverse specialità anche rivisitate. Un menù medio è sui 25 euro, pesce o carne, e per chi non può trattenersi ci sono i pasti da asporto su ordinazione. Un panino farcito si aggira sui 4 euro. Ma acquistare qui vuol dire sposare una causa solidale che permette a ragazzi e famiglie di continuare una iniziativa come poche esistono in Italia.

Non sono mancati gli episodi che hanno finito per offendere i sentimenti dei ragazzi. Due in particolar modo. Un gruppo di romani che ha ordinato un menù a base di pesce per poi protestare che il calamaro avesse un gusto troppo di mare, una scusa per alzarsi a fine consumazione e andare via senza pagare il conto. «O quella famiglia - ha ricordato Imma Faravolo - , padre, madre e figli, che cominciarono a deridere i nostri ragazzi che servivano ai tavoli. Li invitai ad andare via. Cosa che fecero senza resistenze».

Pochi sanno che un mese fa le lasagne di Raù sono arrivate alla super blindata sede generale della Nato a Bruxelles per lo “Charity Bazaar”. Pietanze il cui ricavato viene destinato a progetti europei sulla disabilità. Dei tre soci fondatori di Rau, oltre alla Faravolo e ad Alfonso Diana , spicca il nome di Vincenzo Abate dell’associazione “La forza del silenzio” che dal 2008 progetta e realizza iniziative di grande importanza sul fronte dell’autismo. «Non vogliamo assistenzialismo ma servizi, sedi dove poter svolgere le attività che portiamo avanti perché le spese di affitto sono notevoli - ha detto Abate che gestisce a Casal Di Principe un immobile confiscato al boss

Francesco “Sandokan” Schiavone - . Ad Angri – aggiunge - . Abbiamo preso parte ad un bando per l’assegnazione di due beni confiscati alla camorra. Purtroppo c’è stato un problema nel bando ed hanno annullato tutto, volevo quasi rinunciarci poi mi sono detto che dovevo andare avanti, ci servono due immobili per progetti importanti, uno come ristorante un altro come scuola di cucina per ragazzi autistici, andiamo a colmare quel vuoto sociale lasciato dallo Stato, creando noi genitori quello che non c’è».

Anna Villani