Quindici siti sotto osservazione

Dodici nel Salernitano. Decisivo il ruolo della Regione per la delocalizzazione

SALERNO. Quindici siti: dodici in provincia di Salerno e tre fuori. Messo da parte lo spumante e i fuochi d’artificio nel giorno della festa per l’imprevista notizia della riapertura, si torna, per forza di cose, a parlare di delocalizzazione in attesa di una nuova convocazione del tavolo tecnico in Regione. E quindi di siti dove traslocare.

Sale il numero dei siti visionati sia dalla Regione Campania che dall'azienda che ne ha messi sul piatto un’altra fetta. Tra questi, due sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento direttamente dal ministero dello Sviluppo economico. Non è dato sapere i siti, anche se per diverse località non si tratti più di un segreto, come Campagna o Giffoni Valle Piana.

Nel Comune della Piana del Sele rimangono alte le barricate del sindaco Roberto Monaco che circa due mesi e mezzo fa aveva dato l’assoluto veto ad un possibile trasloco nel proprio territorio. «La vocazione è turistica e tale rimarrà» tuonava Monaco.

Per Giffoni invece si tratterebbe di un ritorno di fiamma, dopo la diatriba risalente al 2012 tra il Comune, allora retto da Paolo Russomando, e l’azienda che vi opzionò un terreno dopo il beneplacito dell’amministrazione. Sul più bello però arrivò il dietrofront di Russomando e Giunta e i Pisano si ritrovarono un’opzione sul groppone e un contenzioso sul quale ora il Consiglio di Stato dovrà dare un verdetto definitivo a febbraio.

Buccino, Contursi, Montecorvino Rovella, Eboli, Pontecagnano, Polla, Oliveto Citra e soprattutto Battipaglia – con l’appetitosa area destinata anni fa all’interporto, mai più realizzato – sono gli altri nomi papabili.

E non si è lasciata da parte nemmeno l’opzione extrasalernitana, dato che già in passato erano stati valutati dall’azienda siti al di fuori della provincia come a Morcone, in provincia di Benevento, o addirittura extraregionale come Campobasso o la stessa Foggia, dove già esiste uno stabilimento produttivo delle Pisano, seppur di capienza e produttività molto inferiore e diversa rispetto a quello di via dei Greci. Le istituzioni pare che vogliano portare a termine quanto discusso.

I fondi, tramite Invitalia, ci sono, grazie ad una copertura con la formula del progetto di sviluppo, che fornirà circa il 65 per cento del costo complessivo del nuovo progetto di fonderia, valutato in 43 milioni d’euro e che vedrà l'impiego delle ultime tecnologie presenti sul mercato, in grado di abbattere l’inquinamento ad almeno un quinto di quello attuale.

L’unico ostacolo, dopo quello per ora archiviato del sequestro, è rappresentato dalle riluttanti amministrazioni comunali ed è qui che s’inserirà il lavoro della Regione Campania, che avrà il compito di convincere le amministrazioni dei territori più papabili ad accettare, magari tramite generosi incentivi, l’arrivo delle nuove Fonderie Pisano.

Non bisogna dimenticare, infatti, che gli incentivi arrivano solo in quelle aree industriali per le quali la Regione ha decretato lo stato di crisi. (e.d’a.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA