Quindicenne morto in ospedale Rinvio a giudizio per tre medici

Processo per il primario di ortopedia, il cardiologo e l’anestesista del presidio di Vallo della Lucania Il ragazzo di Camerota era stato sottoposto a un intervento di ricostruzione di parte del ginocchio

VALLO DELLA LUCANIA. Tre medici rinviati a giudizio per la morte di Jacopo De Martino, il ragazzo di 15 anni di Camerota deceduto nel febbraio del 2010 nell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania dopo aver subìto una banale operazione per la ricostruzione di un frammento osseo del ginocchio sinistro. Lo scorso 20 novembre il gip De Simone, a seguito dell’udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio per il primario del reparto di ortopedia, Nicola Capuano, per l’anestesista Corrado Di Martino, e per la cardiologa Caterina Cobellis. Per tutti il capo di imputazione è di omicidio colposo in concorso. La prima udienza dibattimentale è stata fissata per il 13 maggio del 2014.

«Un risultato importante – ha spiegato l’avvocato Marco Colucci, legale della famiglia Di Martino, insieme all’avvocato Felice Lentini – dopo tre anni di indagini finalmente qualcosa inizia a muoversi. La perizia richiesta dall’allora gip Marrone, e stilata da un collegio di medici presieduti dal medico legale Crisci è piuttosto chiara. Quel giorno Jacopo non doveva essere operato poiché gli esami clinici pre-operatori evidenziavano segnali di malessere del paziente. In pratica il quindicenne aveva in corso una miocardite acuta e una bronchio-bronchiolite».

Jacopo doveva sottoporsi ad un intervento per rafforzare la parte ossea di un ginocchio lesionato in seguito ad un incidente stradale in motorino nel settembre del 2009. Gli stessi medici lo definivano un intervento di routine che non aveva bisogno di particolari cautele. La cosa più strana è che dopo un’ora e mezza dall’inizio dell’operazione, il primario annunciò ai genitori la perfetta riuscita dell’intervento, ma poco dopo fu richiamato dal rianimatore anestesista per un intervento d’urgenza. A questo punto tutti i dottori scomparvero e tornarono quattro ore dopo, intorno alle 21, per dire che Jacopo era morto.

In questi tre anni di indagini gli inquirenti con l’aiuto di esperti hanno analizzato le cartelle cliniche ed effettuate ben tre perizie. Una perizia disposta dalla Procura, una richiesta dai genitori di Jacopo ed una terza effettuata da ulteriori specialisti nominati comunque dalla procura. Il pm che avviò le indagini, Francesco Rotondo, oltre ad ordinare l’autopsia, chiese anche un’ispezione dei Nas in sala operatoria.

Jacopo, figlio di un serigrafo e di una casalinga di Marina di Camerota, seguiva da tempo una terapia per la ricostruzione del frammento osseo danneggiato, sottoponendosi tra l’altro anche a sedute in camera iperbarica. Le sue condizione sembravano migliorare giorno dopo giorno. «Ci vediamo tra un bel po’ di settimane, ciao a tutti», aveva scritto il giorno prima dell’operazione agli amici sulla sua bacheca di Facebook.

Vincenzo Rubano

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