Il caso

Questionario ai lavoratori per scoprire se hanno un parente malavitoso

Il sindaco di Scafati Aliberti chiede la certificazione a mille dipendenti delle partecipate. Escluse dallo screening Scafati sviluppo e Piano di zona

SCAFATI. «Scusi lei ha un parente malavitoso fino al quarto grado?»: è il fulcro di un questionario al quale dovranno rispondere i dipendenti dell’Acse, l’azienda comunale dei servizi esterni, partecipata pubblica del Comune di Scafati. Un questionario che sembra un’autocertificazione nella quale, consapevole delle conseguenze di legge per le dichiarazioni mendaci, i dipendenti della società devono dichiarare di “non avere per quanto è a mia conoscenza – si legge testuale nel modulo – parenti entro il quarto grado condannati per 416 bis (associazione camorristica, ndr)”, oppure sono invitati a declinare le generalità dei parenti malavitosi.

Il modulo distribuito all’Acse e al quale dovranno rispondere tutti, in realtà, è frutto di una richiesta del sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, indagato per associazione mafiosa e scambio di voto politico mafioso, che il primo agosto scorso ha avviato un’attività di verifica. Il primo cittadino a nome dell’amministrazione ha scritto a tutte le società in cui l’ente ha partecipazioni, tranne ad una, per accertarsi se permangono i requisiti di onorabilità e legalità del personale in servizio.«Quanto innanzi per aver appreso, da articoli di quotidiani diversi, che ci sarebbero parenti di malavitosi nelle strutture societarie del Comune» si legge nella lettera a firma del sindaco.

La richiesta è stata inviata all’Acse che ha preso subito in parola il primo cittadino, ma anche a Scafati Sviluppo, altra partecipata a intero capitale pubblico dell’Ente, e poi ad Agro Invest, Consorzio Farmaceutico intercomunale, Cstp, Agenzia Patto Territoriale dell’Agro. In totale un migliaio circa di dipendenti pubblici che dovranno rendicontare al Comune di Scafati se hanno parenti malavitosi entro il quarto grado di parentela.

Il sindaco, probabilmente per dimenticanza, ha omesso di inviare la stessa richiesta al Piano di Zona, di cui il Comune di Scafati è capofila e anche alla “costola” amministrativa dell’Ente per i servizi sociali Scafati Sviluppo che ha un suo consiglio di amministrazione. Una semplice dimenticanza, probabilmente, visto che molti degli articoli ai quali si riferisce Aliberti riguardano raccomandazioni o assunzioni di pregiudicati o parenti proprio attraverso il Piano di zona, per il quale lavorano tra l’altro alcune coop di ex detenuti o in regime di semilibertà.

La richiesta di verifica ha lasciato interdetti coloro che l’hanno ricevuta, ma anche alcuni esponenti dell’opposizione: «Si passa dal grottesco alla farsa – ha detto il consigliere del Pd, Michele Grimaldi – questa attenzione per la legalità arriva fuori tempo e in modo anomalo. Perché non ha chiesto al Piano di zona di fornire gli stessi dati, visto che il Comune è stato capofila dell’Ente? Avremmo preferito che la giunta avesse adottato lo stesso principio di onorabilità, ripristinando la legalità, anche quando ha firmato una delibera per bloccare gli sgomberi delle case pubbliche occupate da noti pregiudicati».

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