la conferenza stampa di luglio

Quelle regole dettate dalla Curia

Il documento della Conferenza episcopale “rivisto” per Salerno

SALERNO. La prima stesura del documento “Evangelizzare la pietà popolare”, redatto dalla Conferenza episcopale campana, risale ad un anno e mezzo fa, ma le regole stringenti della Curia salernitana sono arrivate nel luglio scorso, poche settimane prima della cerimonia dell’alzata del Panno, che tradizionalmente apre il mese di festa in onore di San Matteo. L’arcivescovo voleva che la processione tornasse ad essere «un corteo orante» e non un teatro o un momento «di interessi privatistici». Già in passato, monsignor Luigi Moretti aveva lasciato intendere di non gradire gli “osanna” lanciati all’indirizzo dei politici. Lo aveva fatto anche durante l’omelia della messa del giorno di San Matteo 2013, con un bersaglio che non poteva che essere il sindaco Vincenzo De Luca.

A luglio, in una conferenza convocata nel salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile, l’arcivescovo ha sgombrato il campo da ogni dubbio, ribadendo che la “rivoluzione” «non è un capriccio contro qualcuno, ma serve a restituire autenticità alla processione». Queste le disposizioni impartite, nei fatti disattese durante la festa di ieri sera: niente fermate dinanzi alla caserma della Finanza né dinanzi al Comune; aboliti gli “inchini” delle statue perché «sono i fedeli che si inchinano ai Santi e non il contrario». E ancora: nessuna “ruota” delle statue, fatta eccezione per tre momenti di sosta all’altezza di corso Vittorio Emanuele, corso Garibaldi e largo Campo per un “saluto” alla neo restaurata chiesa dell’Annunziata.

Stravolto anche l’ordine del corteo che prevedeva croce e candelabri in apertura, poi le associazioni e aseguire la banda musicale (una sola e non più una per ogni santo), le statue, il clero su doppia fila, l’arcivescovo, il simulacro di San Matteo e dietro Finanzieri, Gonfalone del Comune, autorità e popolo.

Un monito, l’arcivescovo di Salerno lo aveva lanciato anche rispetto all’usanza degli applausi ai politici presenti al corteo: usanza che si era trasformata negli anni in uno strumento per misurare l’indice di gradimento, in particolare del sindaco. «Non dico che non bisogna applaudire, ma se le cose restano nell’ambito del buon gusto e del rispetto di tutti va bene. Se diventano azioni di disturbo non servono».

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