26 agosto 1982 

Quella strage firmata Br segnò per sempre Torrione

In via Parisi, come spesso capita nelle strade secondarie di periferia, il tempo sembra scorrere più lento rispetto al centro trafficato di Salerno. Oggi, come in quel lontano torrido pomeriggio del...

In via Parisi, come spesso capita nelle strade secondarie di periferia, il tempo sembra scorrere più lento rispetto al centro trafficato di Salerno. Oggi, come in quel lontano torrido pomeriggio del 26 agosto 1982, pochi passanti e ancora meno auto, percorrono quel tragitto che passa di fronte una piccola piazzetta, uno slargo che sembra ritagliarsi il suo spazio tra i palazzi con umiltà, e che accoglie in sé una sagoma trasparente al suo interno, circondata da un’aiuola e una ringhiera in ferro battuto. Ma nel pomeriggio del 26 agosto di 36 anni fa quella sagoma non c’era, e nemmeno la ringhiera a recintarla. C’è la piazzetta, ugualmente circondata dalla sua calma. C’è un convoglio che si accinge a costeggiare la piazzetta, percorrendo via Parisi.
Sono due gli automezzi dell’Esercito Italiano dell’89esimo Battaglione Fanteria, si stanno recando dalla Caserma A. Cascino alla Caserma Angelucci, sede del Distretto Militare di Salerno, per svolgere il normale servizio di guardia. Sul convoglio ci sono il caporale dell’Esercito Italiano, Sergio Garau di 24 anni, originario della provincia di Sassari, il caporale Ventura Talamo, 22 anni ed originario di Manfredonia, e il caporale dell’Esercito Italiano, Antonio Palumbo, di 22 anni, originario di Tuglie in provincia di Lecce.
Alle ore 14:50 il convoglio è praticamente a pochi metri dalla caserma di destinazione, quando in via Parisi, viene fermato da dieci persone: sono 10 membri del Ppg - Partito della Guerriglia, nato dall’unione fra la colonna napoletana delle Brigate Rosse, guidata da Giovanni Senzani, e il “fronte delle carceri” costituito da dissidenti staccatisi nel 1981 dalle Br.
Gli assalitori sono organizzati, armati e indossano giubbotti antiproiettile. Gli 11 militari sulle due jeep vengono colti di sorpresa, e ancora prima di capire cosa stia accadendo si trovano coinvolti in un conflitto a fuoco. L’obiettivo dei brigatisti è quello di impossessarsi delle armi trasportate dai militari. Una raffica di proiettili rompe il silenzio del quartiere, nel quale una pattuglia della Polizia di Stato sta svolgendo normale servizio di controllo sul territorio. Uditi gli spari, la pattuglia guidata da Antonio Bandiera, 24 anni di Sangineto (Cosenza), prontamente si reca sul luogo dell’agguato. Quattro assalitori, a bordo della loro Fiat127, non esitano per un solo istante ed aprono il fuoco anche sull’auto della polizia, ferendo a morte l’agente Bandiera. Il collega, Mario De Marco, 31enne nativo di Roccadaspide, colpito all’addome, abbandona la vettura continuando il conflitto a fuoco con i brigatisti. Anche il caporale pugliese dell’esercito Antonio Palumbo, resterà gravemente ferito. La raffica di colpi esplosi durante il violento conflitto a fuoco coinvolge tutto il vicinato, lasciando segni evidenti anche su palazzine distanti da via Parisi, e provocando due feriti tra i civili: Lorena Trevisone, di soli 7 anni, e il giovane Salvatore Di Dio, diciannovenne. L’agente di polizia Salvatore Manci resta ferito, ma fortunamente sopravviverà.
Bandiera muore sul colpo mentre De Marco e Palumbo perderanno la vita ricoverati entrambi a Napoli, viste le gravi condizioni riportate durante la sparatoria. Quella conosciuta anche come “La strage di Salerno”, è una storia, che come tante altre, non ha mai visto riflettori accesi su di essa, non ha conosciuto la risonanza che hanno avuto altre storie. Forse perché tra le vittime coinvolte non spiccano nomi illustri. I componenti del convoglio militare, quanto gli agenti della pattuglia della Polizia di Stato, erano giovani, alcuni giovanissimi.
Ad oggi la vicenda è stata narrata in due opere letterarie di Paolo D’Amato, in “Settimo”, libro vincitore del premio nazionale Giovanni Palatucci, e nel libro “Brigatisti e polizia - Salerno 26 agosto 1982” di Romeo Barbato e Giovanni Greco, davvero raro da trovare.
Soprattutto, la memoria di quel 26 agosto 1982 è conservata in quella piazzetta in via Parisi, nel quartiere Torrione di Salerno, lì dove i nomi di Mario De Marco, Antonio Bandiera e Antonio Palumbo sono a stento leggibili su una targa di ottone annerita, avvolta nello stesso silenzio con cui se ne sono andati, scegliendo di onorare il proprio dovere.(m. g.)
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