il retroscena

Quell’innocente finito in carcere per un anno

Inizialmente dell’atroce delitto di Santina Rizzo fu accusato un tappezziere cavese

«Emerge una chiara patologia mentale. Sono rammaricato, cercheremo di far valere la nostra tesi in Appello».

È il commento a caldo dell’avvocato Andrea Vagito, difensore di Nobile Izzo che anche ieri ha chiesto che fosse sospeso il giudizio nei confronti del 53enne nocerino, arrestato lo scorso anno per due omicidi seriali, quello di Santina Rizzo – la 63enne uccisa in via Mercato Boario a Nocera Superiore il 13 febbraio del 2010 - e quello di Maria Ambra 74 anni, trovata morta il 30 maggio del 2014. I familiari delle due donne, Luigi Rizzo, costituito parte civile al processo con l’avvocato Fabio Carusone e i nipoti di Maria Ambra – assistiti dall’avvocato Paola Forcione – hanno ottenuto una provvisionale di 200mila euro e dovranno rivalersi in sede civile per i danni che saranno quantificati.

Avevano gridato “giustizia” all’apertura del processo dinanzi al gup Luigi Levita, alcuni mesi fa. Quella giustizia si chiama ergastolo.

Eppure, un processo per la morte di Santina Rizzo era stato celebrato. E un uomo anche condannato. Per omicidio colposo, commesso nell’impeto di un rapporto sessuale, dai giudici della Corte d’Assise di Salerno. Mario Della Monica, tappezziere anch’egli, cavese fu arrestato nel corso delle indagini per la morte della prostituta trovata nella sua casa nei pressi del mercato boario di Nocera Superiore, strangolata con una corda e con delle forbici infilzate nelle parti intime. Un anno e mezzo di carcere poi l’assoluzione ratificata dalla Corte di Cassazione ha escluso ogni suo coinvolgimento nella morte di Santina Rizza.

Nella casa della donna non furono trovate tracce. Nessuna impronta, né di Mario Della Monica, né di Nobile Izzo. Ma il cavese era stato uno degli ultimi clienti e alcuni indizi portarono i carabinieri a individuarlo come l’assassino. Lo è stato per quattro anni. Nel 2015, una svolta nelle indagini per il delitto di Maria Ambra uccisa e sfregiata con il piede di una brandina, in condizioni analoghe a quelle di Santina Rizzo, la collega prostituta uccisa quattro anni prima.

Questa volta sulla scena del delitto delle tracce di un indiziato ci sono: quelle di Nobile Izzo. Il gigante, tappezziere fino a qualche tempo prima dell’arresto in un negozio di Nocera Superiore, sposato e senza figli, conosceva entrambe le donne. Èlui stesso ad ammetterlo. Con Santina Rizzo erano “amici”, si intrattenevano a volte insieme, cortesemente.

E con Maria Ambra? Quando fu interrogato sostenne solo di ricordare che un giorno si svegliò accanto a quella donna, morta, e di essere scappato. Null’altro.(r. f.)

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