Quell’acquerello in verdaccio che fa il verso a Caravaggio

Avvincente la storia raccontata dall’eclettico funzionario della Soprintendenza «Ho cercato di imitare lo stile di Michelangelo, ho fatto uno schizzo e...»

SALERNO. Un romanzo storico avvincente, che prende le mosse da un'opera d'arte preziosa, ritrovata su una bancarella e realizzata da un artista vicino a Caravaggio. È il fulcro del libro “L’acquerello in verdaccio”, di Vito De Nicola (Zonacontemporanea edizioni). Tutto è cominciato come per un gioco: l’architetto De Nicola, funzionario della Soprintendenza, restauratore ed artista, si è fatto prestare un foglio di carta da Amalfi sui cui ha realizzato un acquerello: «Ho cercato di imitare lo stile di Michelangelo Merisi, ho antichizzato il foglio e mi sono divertito a ricamarci sopra la storia di questo mio secondo romanzo».

Così il falso d'autore dello scrittore salernitano è diventato al tempo stesso la copertina e il leit motiv dell'intreccio narrativo. La storia si svolge sul doppio registro contemporaneo e del XVI secolo.

Nell'uno e nell'altro tempo, le protagoniste sono due donne: Viola, moderna storica dell'arte e Giannyna, umile fantesca alla corte di un cinquecentesco principe della Chiesa. Le lega un acquerello in tinta verde (il verdaccio di Candia) straordinariamente prossimo al Martirio di Sant'Orsola di Caravaggio acquistato da uno studente universitario fiorentino, insieme ad altri documenti d'epoca, su una bancarella. Già nelle prime pagine il lettore è spinto dalla curiosità a proseguire per cercare di comprendere il mistero del disegno. Così, quando Filippo scartabella tra fogli, faldoni e cianfrusaglie di un rigattiere da mercato, passa in rassegna materiali appetibili per un salernitano: «Alla rinfusa sulla bancarella, vi sono altre stampe, alcune con disegni d'architettura. Vedute del duomo di Amalfi e stampe di paesaggi marini della costiera, Atrani, classiche vedute di Napoli e del golfo (...) tanti posti noti».

Ma l'attenzione dello studente è attratta da «uno strano disegno acquerellato in tinta verde».

Lo sprovveduto studente venderà ingenuamente l'opera ad una casa d'aste, per poche centinaia di euro. Sarà poi Viola a battersi con tutte le sue forze per assicurare il piccolo capolavoro al patrimonio dello Stato.

La sua ricerca consentirà di sottrarre dall'oblio un presunto autore, Lynhardo di Mastro Pietro de' Ruberti, e soprattutto la sua sventurabadia di Santa Maria in Elce". Dal fitto intreccio, emergono le personalità dell'arcivescovo di Napoli, il cardinale Alfonso Gesualdo e del sommo Michelangelo Merisi da Caravaggio, in fuga fra Napoli Messina e Malta. Il resto è tutto da leggere.

Paolo Romano

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