Quel tabernacolo del Quattrocento toscano

Nella chiesa di San Giorgio a Postiglione è esposto il capolavoro del Ferrucci commissionato dal medico Giovanni Greco

POSTIGLIONE. Nella chiesa di San Giorgio a Postiglione vi è un tabernacolo rinascimentale, datato 1517, murato sulla parete sinistra dello spazio presbiteriale, accanto all’altare maggiore. È scultura marmorea di pregevole interesse storico-artistico, voluta da un committente laico che per devozione cristiana commissionò la “facciata” della Casa di Dio cioè il tabernacolo-aula Dei. Nella fascia superiore della mensola che sorregge lo scomparto centrale v’è, inciso, in latino, il nome del committente e l’anno di esecuzione: HOC OP · FI · FE · D · IOAN · GREC’/ MEDICINE · DOCTOR · M · D · X · VII.

È don Giovanni Greco, dottore in medicina, appartenente ad una famiglia del luogo. L’impianto generale e decorativo del tabernacolo postiglionese, deriva dai grandi modelli del secondo Quattrocento toscano, fiorentino, con influssi romani che ci richiamano alla cultura di Mino da Fiesole, per la particolare resa prospettica dello spazio in cui sono inseriti gli Angeli adoranti e il vano contenente le ostie. L’impianto del pavimento, lastricato a scacchiera e in prospettiva, è motivo ricorrente nella visione ottico-prospettica dello spazio architettonico nelle opere d’arte dell’epoca.

Il tabernacolo di Postiglione è opera notevole, sia per stile che per iconografia. È una scultura che presenta innegabili influenze fiorentine e fiesolane, su base classicheggiante. In particolare, gli angeli adoranti posti ai lati del vano, chiuso da una porticina, che conteneva le ostie ricordano molto altre figure angeliche scolpite secondo modi plastici e luministici rintracciabili nello scultore fiesolano Andrea Ferrucci. I delicati panneggi degli angeli, e i loro abiti semitrasparenti, sono vicini a analoghe figure del Ferrucci. Anche la cornucopia classicheggiante nella mensola che sorregge lo scomparto centrale del tabernacolo è straordinariamente vicina sia alla cornucopia del tabernacolo eucaristico che si trova nella Cappella del SS. Sacramento nel Duomo di Castellammare di Stabia, attribuito alla bottega del Ferrucci, che a quella presente in un secondo tabernacolo in collezione privata, sempre con attribuzione ferrucciana.

Altre influenze stilistiche richiamano modi dello scultore campano Girolamo Santacroce, come i volti della triade di cherubini che sovrastano e affiancano la Colomba dello Spirito Santo. Nelle figure del tabernacolo di Postiglione vi è una sapiente modulazione dei piani e un’attenta resa anatomica dei corpi angelici. Al centro del frontone, nel timpano triangolare alla sommità dell’opera, vi è Dio Padre benedicente, che è vicino alla tradizione pittorica umbra, con echi pittorici perugineschi o del Pinturicchio, ma anche a opere scultoree, come un analogo Padre Eterno benedicente scolpito dal Santacroce nell’ Ancona di Sant’Aniello nella chiesa napoletana di Sant’Aniello a Caponapoli, con un’iconografia di chiaro stile peruginesco. La scena centrale è inquadrata tra due lesene con motivi floreali, proprie del repertorio decorativo classico-rinascimentale.

La sensazione che si prova davanti all’opera è quella di essere davanti a cammei classici, a lavori di fine oreficeria, con un’attenta e sapiente resa plastica delle figure, sensibilissime alla luce, alla luminosità. È un’opera problematica perché gravita intorno a due poli: alle personalità del Ferrucci e del Santacroce. Un analogo tabernacolo, con figure angeliche simili a quelle di Postiglione, si trova a Gravina di Puglia e sembra essere uscita dalla medesima bottega, ma di fattura più modesta.

Gerardo Pecci

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