Quel platano è un monumento naturale 

Si trova ad Ogliara l’esemplare censito dal Ministero dell’Agricoltura. E nella Villa comunale ci sono due magnifici pini bruzi

Protesi verso l’alto, ma ben piantati nella terra sono una componente fondamentale del nostro ecosistema. Gli alberi, però, non sono semplicemente una risorsa naturale, sono anche un patrimonio della memoria e della cultura che – come tali – vanno protetti, tutelati e conservati come tesoro da tramandare. Per questa ragione, il Ministero dell’Agricoltura ha redatto il primo elenco degli “Alberi monumentali d’Italia”. Diviso per regioni, si compone di 2.407 alberi che si contraddistinguono per l’elevato valore biologico ed ecologico (età, dimensioni, morfologia, rarità della specie, habitat per alcune specie animali), per l’importanza storica, culturale e religiosa che rivestono in determinati contesti territoriali.
Nella lista ci sono singoli esemplari, filari, gruppi e alberature. In Campania sono stati censiti. A Salerno ce ne sono 3: due pini bruzi in Villa comunale e un platano in via Cupa ad Ogliara. In provincia ci sono Cava (Villa comunale – Club universitario, Villa Rende, corso Principe Amedeo), Petina (Osservatorio astronomico), Pontecagnano (piazza Felice Sabbato, cimitero comunale, cimitero – via Pompei).
Spulciando nel dettaglio l’elenco colpisce, però, l’assenza del Parco del Cilento e di altre zone del Salernitano altrettanto ricche di specie meritevoli di essere inserite nella lista per longevità e peculiarità della specie, anche rispetto all’insieme del paesaggio. «Il nostro territorio è ricchissimo di esemplari di grande importanza. A Baronissi, ad esempio, nel giardino di Villa Farina c’è un cedro del Libano che ha 200 anni ed è una varietà, con fogliame grigio, unica al mondo. Questo elenco – spiega Enrico Auletta, architetto del paesaggio – è un documento importante, ma incompleto, così come è farraginosa la legge che lo ha istituito».
E il problema riguarda innanzitutto l’iter stabilito per l’individuazione, la segnalazione e l’inserimento nella lista: i Comuni segnalano gli alberi alla Regione che valuta e trasmette i dati al Ministero. «Se, però, all’interno dei Comuni non c’è chi si attiva, allora, è inevitabile – chiarisce l’architetto – che nell’elenco ci siano delle mancanze». Vuoti da colmare che, ribadisce Auletta, «non tolgono valore all’importanza di questa operazione che consiste soprattutto nella possibilità di porre un vincolo che impedisce l’abbattimento e impone una cura particolare. Un albero monumentale è, in questo modo, a tutti gli effetti parte del patrimonio culturale, proprio come un monumento».
Come sancisce la Costituzione (art.9) e poi “Carta di Firenze” il patrimonio paesaggistico va difeso, e, gli alberi tutelati con “usi compatibili con la conservazione e la trasmissione”. Ad esempio la Villa comunale di Salerno, (con i suoi due alberi monumentali piantati tra il 1874 e il 1875) è tutta “giardino storico vincolato” e andrebbe trattata, curata e gestita come se fosse un monumento, al pari del Duomo, del teatro Verdi o del castello Arechi. L’intero progetto di riqualificazione della Villa è ispirato proprio a questo concetto di conservazione, come ricorda bene l’architetto che ideò quel restyling.
«C’è un vincolo effettivo che all’epoca rispettammo alla lettera. La Soprintendenza ci impedì anche solo di spostare un monumento, proprio per non mutare la fisonomia di quello spazio. I giardini vanno tutelati con particolare attenzione, sono i custodi di valori tipici come i beni culturali, ma sono più delicati, composti di materia viva, per questo, più facilmente deperibile, anche con poco. Qualsiasi iniziativa si immagina in quello spazio di verde e di storia della città andrebbe pensata innanzitutto nel rispetto di questo vincolo, dal quale – conclude – è paradossalmente escluso il Giardino della Minerva».
È giusto, allora, attorcigliare lucine su alberi di valore storico e posizionare giraffe e zebre tra piante considerate quasi come un Caravaggio?
Eleonora Tedesco
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