IL COMMENTO

Quel diritto negato ai più piccoli: ripartiamo dalle loro esigenze

In questi mesi difficili in cui abbiamo visto stravolgere il nostro stile di vita, più volte ci siamo interrogati sulla posizione dei minori, troppo spesso dimenticati nei vari decreti che si sono susseguiti. I loro diritti, le loro esigenze, le loro abitudini messe in un angolo a nome di una tutela per se stessi e per la comunità. Da qualche tempo, si sta provando a ripartire ed è così che si sono trovate “soluzioni” affinché si potesse riprendere una vita più normale, fatta di cene al ristorante, aperitivi nei bar, allenamenti in palestra e cura della propria persona. Ma che fine hanno fatto le esigenze dei bambini? I loro svaghi? I loro luoghi e i loro momenti? Chi è genitore sa bene quanto i propri figli abbiano sofferto i cambi di abitudini, le limitazioni dei rapporti interpersonali, le routine totalmente cambiate, l’assenza di confronto tra pari, che molto spesso hanno determinato visibili malesseri e “regressioni” manifestate a diversi livelli.

Si è provato a spiegare ai bambini cosa stesse succedendo e perché, trovando parole comprensibili in base alla loro età. Ma ad oggi diventa difficile poter dare loro una spiegazione quando sembra non esserci un senso ad alcune situazioni che stiamo vivendo. Nello specifico la nostra città ha aperto i cancelli dei parchi, presi d’assalto dalle famiglie che finalmente hanno potuto vedere correre liberi e gioiosi i propri figli, dopo mesi trascorsi tra le quattro mura. Alcuni di questi parchi hanno reso accessibile l’utilizzo della zona giostrine, in altri invece la zona per i più piccoli è ancora piena di nastri protettivi. Questa scelta appare priva di senso: se i bambini in alcuni spazi possono, finalmente, accedere agli amati scivoli ed altalene, perché in altri no? Da cosa è determinata questa situazione differente? Che senso ha aprire i parchi, riempirli di bambini e poi non permettere loro di accedere a qualche giostrina? In una città in cui tutto sembra ormai possibile, non è chiaro perché non si possa dare la possibilità ai bambini di avere il loro piccolo spazio. Quello spazio così amato e così desiderato. Se la risposta risiede in una questione di sicurezza, allora non si spiega perché aprirne alcuni e altri no, con il rischio, tra l’altro, di un sovraffollamento di quei parchi in cui è possibile accedere alle giostrine.

E se è quindi una questione di sicurezza, siamo sicuri che non vi sia altra soluzione che impedire l’utilizzo dell’area giochi? Tante sono le domande in un discorso che, almeno all’apparenza, sembra privo senso, di coerenza e che non permette ai bambini di sentirsi visti da chi dovrebbe garantire loro tutela e assistenza. Spero che chi ha il potere di farlo, regolarizzi quanto prima la situazione e proceda alla “liberazione” di tutte le aree gioco di tutti i nostri parchi cittadini.

*psicologa