«Quel bimbo poteva essere salvato»

Il piccolo morto in grembo alla madre in ospedale: la relazione dei consulenti del pm. Le accuse del legale

Insufficienza feto – placentare: questa la causa del decesso del piccolo Gennaro morto in grembo alla madre, Maria Rosaria, 33 anni, di Capaccio, lo scorso 23 febbraio all’ospedale di Battipaglia. È quanto emerso dalla relazione medico legale dopo l’esame autoptico sulla salma del neonato.

Non sono state riscontrate cause di morte riconducibili al feto legate a possibili malformazioni o patologie sul cordone ombelicale. È stato stabilito anche l’orario in cui è avvenuto il decesso fissato tra le 7 e le 8 del 23 febbraio.

Sul caso è stata avviata un’inchiesta dalla Procura di Salerno: interruzione colposa di gravidanza, è questa l’ipotesi di reato di cui devono rispondere i destinatari dei nove avvisi di garanzia, emessi dal sostituto procuratore Francesco Rotondo, nei confronti dei sanitari (medici ed infermieri) dell’ospedale di Battipaglia, dopo la morte del neonato. Tra gli indagati anche il responsabile dell’unità operativa di ginecologia e il medico, che ha avuto in cura la gestante durante i mesi di gravidanza.

I genitori Maria Rosaria e Luciano sono assistiti dal legale Marco Nigro. «È una morte che poteva essere evitata – afferma il legale Nigro – la gravidanza aveva superato il termine naturale della 42esina settimana e nessuno ha fatto nulla. Perché non è stato indotto il parto? Con degli interventi tempestivi il bimbo poteva essere salvato. Hanno fatto morire un bambino sano. Gravissime restano le omissioni del personale sanitario nelle ore immediatamente precedenti la morte del piccolo Gennaro. Non è tollerabile che nel 2013 si possa lasciar morire per negligenza un bambino fondamentalmente sano».

Nelle prossime settimane, alla scadenza dei sessanta giorni, i consulenti del pm depositeranno le risultanze della consulenza dell’esame autoptico. Dopo la prima denuncia, i genitori, attraverso il legale Nigro, hanno proceduto con un’ulteriore integrazione a seguito della sparizione di due tracciati a cui è stata sottoposta Maria Rosaria. Si tratta di quelli effettuati, uno alle 7 e il secondo alle 9, nella mattinata in cui il piccolo è deceduto. Al secondo tracciato ha fatto seguito un’ecografia, allegata alla cartella clinica, che ha confermato l’assenza di battito del neonato e l’avvenuto decesso.

Il legale per dimostrare che i tracciati sono stati eseguiti, ha fornito delle prove testimoniali. La sorella di Maria Rosaria era presente al tracciato effettuato alle 7, così come un’altra ragazza di colore che ha effettuato l’esame nella stessa stanza e dopo circa un’ora ha partorito. In base a quanto raccontato da Maria Rosaria quando è stata sottoposta al primo tracciato era presente un’altra donna e la sorella era fuori dalla stanza, davanti alla porta. Subito dopo il tracciato alla donna sarebbe stato riferito che il battito non si avvertiva perché le sonde erano state collocate male e le sarebbe stato chiesto di ritornare. Il secondo tracciato è stato effettuato alle 9 e, dopo una quindicina di minuti, i sanitari hanno comunicato ai genitori la tragica notizia della morte del neonato. Le indagini dovranno accertare l’effettiva dinamica dei fatti, e se la procedura medica eseguita è stata regolare.

Angela Sabetta

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