la manifestazione

Quaranta gruppi sfilano per dire basta alle Fonderie Pisano

Saranno circa 40, tra associazioni e gruppi politici, le sigle che parteciperanno domani all’atteso corteo #Maipiufonderie, organizzato dal comitato Salute e Vita. Legambiente, Greenpeace, Codacons...

Saranno circa 40, tra associazioni e gruppi politici, le sigle che parteciperanno domani all’atteso corteo #Maipiufonderie, organizzato dal comitato Salute e Vita. Legambiente, Greenpeace, Codacons Campania, Libera, Italia Nostra, i Radicali Salerno, Articolo Uno, Rifondazione Comunista e Forza Italia, sei associazioni universitarie più tante altre delegazioni si troveranno alle 17 in piazza Matteo Galdi a Fratte per manifestare contro l’inquinamento atmosferico. Una fiaccolata che da lì si snoderà fin sotto i cancelli delle Fonderie Pisano per invocare, ancora una volta, la chiusura dello stabilimento. È stato lo stesso Lorenzo Forte, portavoce del comitato, ieri mattina a presentare la manifestazione, affiancato da Matteo Marchetti, presidente del Codacons Campania e dal segretario dei Radicali Salerno, Donato Salzano, mentre in sala era presente anche Gianpaolo Lambiase, consigliere comunale per Salerno di Tutti. «Siamo tornati come prima del 24 giugno, quando la Procura decise di sequestrare le Fonderie Pisano - ha esordito Forte - Tra odori nauseabondi e promesse infrante. In primo luogo dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, che continua ancora gravemente ad ignorare la comunità della Valle dell’Irno. A seguire, del sindaco Vincenzo Napoli e dell’assessore al Bilancio Roberto De Luca, tutti responsabili di una situazione che vede le fonderie ancora a Fratte, senza nessun sito pubblicizzato e con delle palesi irregolarità da parte dei Pisano. Lo stesso sindaco aveva promesso, un mese fa, che avrebbe fatto i dovuti controlli sia riguardo una tettoia che i Pisano hanno costruito, sia sul documento di inizio attività che al momento pare manchi». «Saremo soddisfatti solo quando vi sarà il rinvio a giudizio per disastro ambientale al termine delle indagini iniziate nel 2014», ha sottolineato Marchetti. Salzano infine invoca un innalzamento del dibattito politico, non senza provocazioni: «Questa è una situazione da portare davanti la Corte di Strasburgo».
Emilio D’Arco
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