olevano sul tusciano

Quando i briganti facevano paura

Sarà rievocato il rapimento di un sacerdote: in scena 100 comparse

OLEVANO SUL TUSCIANO. I briganti che funestarono il territorio picentino nel periodo post-unitario, dando vita al fenomeno sociale e politico del brigantaggio, sono il tema della rievocazione storica della Saga di Nardantuono.

Un centinaio di comparse domani sera, dalle 18, sulla spianata di Cannabosto, al di sopra della frazione Salitto, rievocheranno uno dei più brutali rapimenti dei briganti: quello del sacerdote Giuseppe Olivieri. La manifestazione trae spunto da quanto accadde la sera dell’11 gennaio 1864 quando l’allora studente universitario, nonché sacerdote, Giuseppe Olivieri, lungo la strada che da Faiano porta a Santa Tecla di Montecorvino Pugliano, all’altezza del bosco di San Benedetto, fu rapito dai briganti. Con lui c’erano il medico Luigi Calabritto e il vetturino, tal Verzola. La banda era costituita dai più temibili nomi del brigantaggio locale: Antonio Maratea, detto Giardullo, Gaetano Manzo di Acerno, l'unico in grado di leggere e scrivere, e Antonio Di Nardo, detto Nardantuono o l'etiope di Montella. Con azione rapida e precisa i briganti prelevano l'Olivieri e il Calabritto e liberano il vetturino. La banda, dopo aver attraversato l'aspro passo di Pappalondo, e il fiume Tusciano, condusse i sequestrati nelle Grotte dell'Angelo sul Monte Raione, tra Olevano e Campagna, dove Nardantuono aveva fissato il suo covo divenendo imprendibile. Il sequestro dell’Olivieri durò trentasette giorni. Fu rilasciato all’alba del 17 febbraio 1864 sulla strada per Pontecagnano. La banda fu tradita mentre stava organizzando un bivacco per la notte in una delle grotte naturali del luogo. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Olevano ed è realizzata grazie alla disponibilità delle comparse. Voce narrante è il professor Vincenzo Pietropinto mentre le musiche sono curate dal gruppo popolare Sette Bocche.

Massimiliano Lanzotto

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