Quando c’è “sintonia” l’aperitivo è già in tavola

La “chicca” dei produttori è un Moscato in purezza perfetto per l’happy hour

di Barbara Cangiano

Il battesimo sul mercato è stato a Lubecca, in Germania. Ed ancora oggi la ristorazione d’oltralpe rappresenta uno dei più appetitosi segmenti nei quali il nome di tenuta Mainardi è un’icona. Semi sconosciuti in patria, i produttori vitinicoli di Aquara, sono infatti particolarmente corteggiati da hotel ed enoteche di Lombardia e Piemonte, oltre che dal circuito Horeca tedesco e, da appena un mese, anche francese. Il motivo è presto detto. «Il nostro è un territorio particolare - spiega Marco Serra (nella foto) che insieme ai fratelli Luca e Giuseppe ha ereditato la tradizione del papà Domenico e del nonno Giuseppe - Si tende ad essere esterofili e a proporre ai clienti Chianti, Amarone e Barolo. La riscoperta dei sapori e delle tradizioni del territorio è molto recente, ecco perchè nel Salernitano ci conoscono ancora poco». In compenso il mercato estero offre le sue belle soddisfazioni e con una produzione annua di 18mila bottiglie, tenuta Mainardi riesce a conservare un’impronta elitaria che punta tutto sulla qualità. L’azienda nasce nel 1954 quando nonno Giuseppe acquista quindici ettari di terreno arroccati a 400 metri sul livello del mare nel cuore della valle del Calore, un territorio a forte vocazione vitinicola. Vi impianta ulivi e vigne, lasciando poi il testimone al figlio Domenico che continua a raccogliere i grappoli succosi, per conferirli alle cantine sociali o rivenderle ai commercianti dell’Agro nocerino sarnese. La vinificazione inizia con i tre fratelli Mainardi, che decidono di fare di quell’antica passione per il vino una impresa a tutti gli effetti. Si parte nel 2006, dopo aver portato a casa tre titoli di studio che saranno investiti nel patrimonio di famiglia: Marco è enologo, gli altri due fratelli si sono dedicati all’economia ed alle relazioni con il pubblico. Un tris perfetto per abbinare tradizione e marketing, recupero memoriale e innovazione tecnologica. La prima vendemmia è del 2008: è allora che vedono la luce seicento bottiglie di Fratis, un vino che è ancora oggi la punta di diamante della casa. Il blend tra Aglianico, Barbera e Merlot, conquista subito i palati, in particolare quelli femminili. «E’ un vino di struttura – spiega Marco – ma allo stesso tempo morbido. La sua particolarità è che le uve affrontano un’unica vinificazione dove la tannicità dell’Aglianico viene stemperata dall’acidità del Barbera a cui il Merlot dà la ciliegina finale. Piace soprattutto alle donne, perché ha sentori di vaniglia e frutti rossi». Il 2010 è l’anno del Codacchi, un rosso “base” fatto al cinquanta per cento di Aglianico e per l’altro cinquanta di Barbera. Se Fratis rimanda, nel nome, all’avventura dei tre fratelli Mainardi, Codacchi ruba l’epiteto alla zona dove è ubicato il vigneto. «E’ un vino più spigoloso e meno strutturato, ma l’obiettivo era quello di offrire al consumatore un prodotto di qualità che fosse alla portata di tutte le tasche». La vera “chicca” dell’azienda è però il bianco Sintonie, cento per cento Moscato. «La scelta del nome non è casuale e rimanda al tentativo di “accordare” tutte le note olfattive di questo vitigno che la gente tende ad associare a qualcosa di dolce. Il nostro è invece un moscato secco, molto apprezzato all’estero, dove viene utilizzato in particolare come aperitivo, negli happy hour. E’ un vino piacevolissimo, perché rimanda alla pesca gialla, all’albicocca, con sfumature di mandarino». L’azienda è giovane, ma i progetti per il futuro sono già tanti, a partire dalla produzione di un rosato e di un bianco fermo, a base di Fiano. Un altro vitigno tipico di un territorio a cui i fratelli Mainardi sono legati. «La nostra terra e la nostra famiglia sono una priorità che abbiamo voluto rimarcare anche nel logo» spiega l’enologo. Sulle etichette si stagliano infatti una T ed una M stilizzata. Quest’ultima, resa giovane e creativa da uno stile molto particolare, termina con un viticcio (che serve ai tralci della vite per sostenersi al tutore). In fondo, tre puntini dorati. I tre fratelli che hanno trasformato l’eredità contadina in una impresa all’avanguardia.

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