il fatto

Quadri di Alfonso Grassi spariti, condannato un gallerista

Sei opere sparite nel nulla dopo la promessa di venderle. Le indagini partite dopo la denuncia del nipote dell’artista salernitano

SALERNO. Sei opere d’arte sparite nel nulla, un’accorsata galleria che dichiara fallimento e un nipote sulle tracce dei quadri realizzati da un zio che di nome faceva, come lui, Alfonso Grassi, allievo di De Chirico e uno degli ultimi a dipingere “a lume di candela”. È in questi ingredienti da giallo d’antan che si condensava il processo chiuso ora con la condanna, per appropriazione indebita, del gallerista Lucio Serretiello. La pena disposta dal giudice Caiazzo è di soli venti giorni ma ha riconosciuto alla parte civile, Alfonso Grassi jr, il diritto al risarcimento del danno, che sarà quantificato in sede civile.

I quadri scomparsi (alcuni di Grassi senior, altri di autori contemporanei) varrebbero tra i 7mila e gli 8mila euro ognuno. Il nipote, che a sua volta gestisce una galleria d’arte, ha denunciato di averli consegnati nel 2008 a Serretiello, che si era offerto di esporli in giro per l’Italia favorendone la vendita grazie ai circuiti in cui era entrato con la sua galleria “La barcaccia”. Poi però di quelle opere non si è saputo più nulla, “La barcaccia” ha chiuso i battenti soffocata da un periodo di crisi del mercato dell’arte e Grassi jr si è rivolto all’avvocato Gianluca Iaione per provare a recuperare i suoi quadri. Serretiello avrebbe spiegato di averne perso le tracce tra mostre e gallerie e di non essere in grado di dire chi ne sia entrato in possesso, ma secondo Grassi quei quadri sarebbero stati almeno in parte venduti, anche se la compravendita non è stata provata e non è stato possibile risalire agli attuali possessori. Il processo si è concluso con una condanna a venti giorni per appropriazione indebita, che sanziona il reato e obbliga a risarcire il danno ma non risolve il giallo sull’attuale collocazione delle opere. Si tratterebbe di quadri di dimensioni cinquanta per sessanta, che alla quotazione attuale (con un mercato finalmente in ripresa) potrebbero arrivare a un valore di circa 15mila euro. In maggioranza sono attribuiti alla mano di Alfonso Grassi, originario di Solofra ma salernitano di adozione e morto nel 2002. Dove si trovino adesso, nonostante la chiusura del processo di primo grado, resta al momento un mistero.