Provincia, l’Udc va all’opposizione

De Mita convoca i suoi e decide per la linea dura. Il coordinatore Nocera incalza: «Ci siamo ribellati al fascismo»
BALLOTTAGGI
Angri | Eboli

Salerno. Abbandono della maggioranza, ritiro degli assessori e richiesta di dimissioni al presidente Edmondo Cirielli. E’ un terremoto quello innescato dall’Udc a Palazzo Sant’Agostino. Ciriaco De Mita alza il tiro, e minaccia di staccare la spina all’amministrazione provinciale.

Dopo un vertice a pranzo con consiglieri, dirigenti e assessori, il leader di Nusco ottiene che il partito si compatti attorno alla linea dura. Così nel pomeriggio, appena è chiara la vittoria al ballottaggio di Angri del centrista Pasquale Mauri, il coordinamento dell’Udc dirama una nota in cui annuncia le dimissioni degli assessori provinciali Nunzio Carpentieri e Mario Miano e l’uscita dalla maggioranza dei tre consiglieri (Mauri, Antonio Pagano e Costabile D’Agosto). Di più. I centristi chiedono la testa del presidente Cirielli, che per l’aritmetica ha ancora la maggioranza del consiglio ma a cui si contesta la mancanza dei "numeri politici".

E’ dall’inizio della consiliatura che i rapporti tra centristi e presidenza sono difficili.Il coordinatore provinciale Udc, Luigi Nocera, reclama da tempo «una gestione più collegiale», mentre Cirielli replica di non voler mercanteggiare poltrone.A far saltare un equilibrio precario è arrivato il velenoso botta e risposta degli ultimi giorni. De Mita ha aperto le ostilitá additando la Provincia di Salerno come quella che lavora peggio; i cirielliani hanno replicato parlando di «caso penoso» e «rimbambimento politico», mentre il presidente lasciava intendere di avere gioco facile a tirare dalla sua parte gli assessori centristi. La corda invece si è spezzata. Ieri De Mita ha riunito i suoi in un locale di Cava de’ Tirreni, ordine del giorno "le recenti gravi esternazioni del presidente Cirielli e di alcuni suoi collaboratori, tendenti a delegittimare il ruolo politico della dirigenza dell’Udc e dell’intero partito".Si è deciso che la misura era colma: «Dopo una serena analisi dei gravi accadimenti - si legge nella nota - si è unanimemente convenuto che le predette dichiarazioni sono fortemente lesive della dignitá politica dell’Udc nonché per la continuazione di una proficua collaborazione di governo dell’istituzione Provincia. Pertanto si è deciso di uscire dalla maggioranza, chiedendo le dimissioni del presidente Cirielli considerato il determinante ruolo elettorale svolto dall’Udc».

«Cirielli prenda atto che non ha più la legittimazione popolare e si dimetta» esorta Nocera. Che al presidente rinfaccia di aver voluto fare da asso pigliatutto credendo di poter trattare con i singoli consiglieri piuttosto che con gli organismi politici. «Noi siamo un partito, con noi questo gioco non funziona - afferma - Cirielli dovrebbe ricordare che dietro gli eletti ci sono trentasei candidati che corrono e un’organizzazione politica.Invece sin dall’inizio ha tentato di "comprare" i singoli, sentendosi come Alessandro il Grande e attribuendosi potere di vita o di morte».Poi negli ultimi giorni il clima si è avvelenato: «Certe parole violente mi hanno lasciato esterrefatto, toni che chiunque fa politica da anni non può accettare.Cirielli dovrebbe avere rispetto di chi lo ha sostenuto, senza tentare di entrare nella vita degli altri partiti. Invece ha voluto fare a modo suo, con tracotanza e prepotenza, e la sua linea ha perso». In serata, ai microfoni di Telenuova, Nocera va anche oltre: «Ci siamo ribellati al fascismo» dice. Mentre a Palazzo Sant’Agostino si fanno i conti con la nuova geografia del consiglio. Tra chi entra e chi esce, l’esecutivo conserva comunque la maggioranza, ma il nuovo assetto lo rende meno granitico e più vulnerabile a fronde interne, ad esempio dall’area Carfagna.