Prostituta assassinata Il falegname cavese sconterà quattro anni

Ribaltato in appello il pronunciamento di primo grado Della Monica ritenuto colpevole di omicidio colposo

NOCERA SUPERIORE. Quattro anni di carcere per Mario Della Monica, l’uomo accusato dell’omicidio della prostituta Santina Rizzo. Il falegname cavese, già assolto in primo grado dall’accusa di omicidio volontari,o è stato riconosciuto colpevole in appello con la riformulazione dell’accusa in omicidio colposo. La procura generale di Salerno aveva chiesto dodici anni di carcere nella requisitoria, chiedendo la condanna per omicidio preterintenzionale.

La prima pronuncia fu emessa dalla Corte d’Assise nel dicembre 2011, quando l’uomo fu scarcerato e rimesso in libertà dopo oltre un anno di custodia cautelare. Ora la corte d’Assise d’Appello di Salerno ha ribaltato l’esito del primo processo, rivedendo però nella sostanza la ricostruzione dei fatti, con l’attesa della sentenza integrale che darà via libera probabilmente all’ulteriore ricorso in Cassazione. Della Monica è assistito in giudizio dagli avvocati Carlo De Martino, Agostino De Caro e Monica Abagnara, con le parti civili costituite rappresentate dai legali Alessandro Laudisio e Fabio Carusone. Proprio le parti civili avevano puntato sulla presenza dell’imputato all’interno dell’abitazione della vittima nel febbraio del 2010, data dell’omicidio, col possesso di un auto Fiat Punto corrispondente a quella vista il giorno dell’omicidio innanzi all’abitazione della vittima, ricordando i dvd di proprietà della Rizzo rinvenuti presso la sua falegnameria, l’appuntamento di lavoro disatteso quello stesso giorno, il rinvio improvviso del ritiro delle bottiglie di vino da acquistare, la convocazione in caserma a Nocera Inferiore e il suo recarsi a Nocera Superiore senza sapere il motivo della chiamata, il sequestro dei bigliettini dell’imputato contenenti numeri di telefono di prostitute e la strana assenza di tracce biologiche e papillari dell’uomo all’interno dell’abitazione della vittima. Il quadro accusatorio era complesso e piuttosto articolato, con l’accertata presenza Della Monica in casa della vittima a fare da epicentro all’inchiesta. La ricostruzione della parte civile aveva richiesto la parziale rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale per approfondire gli aspetti cromatici evidenziati dall’esperimento giudiziale, sostenendo la tesi di un impulso violento del Della Monica che avrebbe colpito la vittima avvolgendole una corda intorno al collo a doppio giro, provocandole lo strangolamento e poi infilzandole due paia di forbici tra le gambe e in gola.

In primo grado l’intero lavoro dell’accusa era stato smembrato. La procura di Nocera aveva impugnato la sentenza. Della Monica uscì dal carcere dopo un anno e mezzo di custodia cautelare: ora il secondo grado di giudizio.

Alfonso T. Guerritore

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