Prosciolti i fratelli Fortunato

Impianto ittico chiuso, non luogo a procedere per il sindaco e l’ex di Santa Marina

SANTA MARINA. La Procura di Vallo della Lucania ha dichiarato il non luogo a procedere per il sindaco di Santa Marina, Giovanni Fortunato, per il fratello Dionigi (ex sindaco) e per l’architetto Giovanbattista Guastalegname. Erano accusati, a vario titolo, di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per aver negato l’ingresso ai tecnici della comunità montana, il 23 settembre del 2013, nell’ex impianto di itticoltura dove avevano la loro sede amministrativa. Il diniego era dovuto alla presunta presenza di amianto nello stabile che avrebbe messo in pericolo la salute dei lavoratori.
«In particolare agli imputati veniva contestato – ha spiegato l’avvocato Cinzia Morello, legale dei fratelli Fortunato - di avere illegittimamente chiuso con un’ordinanza sindacale l’immobile che versava in condizioni pietose. Ma il gup di Lagonegro, Saladino, ha accolto le tesi difensive anche in merito all’indubbio diritto di proprietà degli immobili in capo al Comune di Santa Marina e, rigettando le conclusioni dell’ente montano costituitosi parte civile, ha dichiarato il non doversi procedere perché il fatto non sussiste».
Soddisfazione è stata espressa dal primo cittadino. «Ancora una volta è venuta a galla la correttezza amministrativa del Comune di Santa Marina – ha spiegato Fortunato – ora speriamo che quell’area venga presto bonificata e riqualificata».
La struttura, costata oltre 20 miliardi di lire, era nata per creare occupazione ma nel corso degli anni ha creato molto più lavoro per ingegneri e avvocati. Pochissimi gli assunti con contratti fantasma e stipendi da elemosina. L’impianto fu ritenuto tra i responsabili dell’inquinamento del Golfo di Policastro. Nel 2002 ben 82 persone finirono sott’inchiesta poiché ritenuti responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata, falso ai danni dello Stato e della Ue, falso ideologico in atto pubblico e abuso d’ufficio.
Vincenzo Rubano
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