Salerno

Proprietaria di uno scooter mai avuto 

In tre a processo per falso: hanno usato una fotocopia della carta d’identità per intestare il veicolo a una donna ignara

SALERNO. Svegliarsi un giorno e ritrovarsi intestatari di uno scooter che non si è mai avuto, acquistato da un venditore che non si è mai conosciuto. È accaduto a una donna salernitana, che riannodando i fili della vicenda è risalita a uno scenario di firme false e documenti clonati, che coinvolge concessionarie e agenzie automobilistiche e in cui chiunque può restare invischiato a sua insaputa. Lei lo ha scoperto nel novembre del 2015, quando la Regione le ha inviato due avvisi per sollecitare il pagamento della tassa di possesso relativa ai due anni precedenti. Sorpresa. Lei di quel motociclo non aveva mai saputo nulla, così si è recata fiduciosa al Pra (il Pubblico registro automobilistico) pensando a un banale errore, invece è li che ha appreso con stupore di risultare davvero intestataria del bene, in forza di una richiesta di registrazione che qualcuno aveva presentato a suo nome esibendo la fotocopia della sua carta d’identità. Per questo intreccio sono adesso a processo in tre: il titolare di un’agenzia di pratiche automobilistiche di Napoli, la proprietaria di una concessionaria d’auto della stessa zona e il figlio di lei, che ha curato la compravendita del ciclomotore misterioso.
Ma proviamo a ripercorrere le tappe della vicenda. Dopo la visura al Pra, la donna si è rivolta all’avvocato Raffaele Di Palo per dimostrare di non essere proprietaria dello scooter e capire cosa fosse accaduto. Ha appreso così che tutto è iniziato quando il vecchio proprietario del ciclomotore lo ha venduto a una concessionaria napoletana, firmando il documento che sarebbe servito agli acquirenti per registrare la pratica e poi alienare a loro volta il bene. Invece, nell’ottobre del 2010, la titolare dell’attività commerciale e il figlio hanno denunciato lo smarrimento della targa del motoveicolo, con un’attestazione per la quale sono ora accusati di falso ideologico. Quella denuncia di smarrimento ha consentito di ottenere una nuova carta di circolazione e una nuova targa, con la quale lo scooter risulterà venduto all’ignara compratrice. Sull’atto di vendita risulta la firma del proprietario originario, come se fosse stato lui ad alienare alla donna, ma i due non si sono mai conosciuti. Lui stesso ha negato di avere apposto quella sottoscrizione, confermando soltanto la vendita alla concessionaria. Così nei guai è finito il titolare dell’agenzia automobilistica abilitata all’autentica degli atti di compravendita, accusato di falso materiale perché «attestava falsamente – si legge nel capo d’imputazione – di aver personalmente verificato l’identità del venditore, nonché la circostanza dell’apposizione, in sua presenza, della sua sottoscrizione in calce all’atto di vendita». In questo modo, in accordo con la concessionaria, sarebbe stato tratto in inganno il funzionario del Pra addetto alla trascrizione degli atti di compravendita.
Ma come è possibile che il nome del presunto acquirente sia inserito senza che questi ne sappia nulla? È qui che entra il gioco la fotocopia della carta d’identità. Una delle modalità di trascrizione prevede che la dichiarazione di vendita firmata dal venditore sia portata al Pubblico registro dal compratore o da suo delegato, munito, in quest’ultimo caso, di copia del documento identificativo del delegante. Al sedicente delegato è bastato quindi presentare quella fotocopia (ottenuta non si sa come) per concludere la pratica e far risultare l’inconsapevole salernitana intestataria del veicolo.
Per lei, dal momento in cui si è resa conto del raggiro, è iniziato un lungo iter per dimostrare la totale estraneità alla vicenda, un iter ancora in corso con una querela di falso davanti al giudice civile. Sul caso è poi stata aperta un’inchiesta penale, sfociata nel rinvio a giudizio dei tre presunti autori dei falsi. A favore della donna ha giocato la dichiarazione del vecchio proprietario dello scooter, che ha disconosciuto la firma sull’atto di vendita; in caso contrario, dimostrare di non saperne nulla sarebbe stato molto più difficile. «Ormai la copia delle carte d’identità viene chiesta per moltissimi servizi – spiega l’avvocato Di Palo – e nessuno può avere certezza di quale fine farà. Come ci si può difendere? Io consiglio di scrivere sulla fotocopia a chi viene consegnata e per quale uso, cosicché non possa essere usata per altro».
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