istituto agrario “fortunato” 

Progetto formativo per due ugandesi

La buona scuola è una scuola che fa e l’istituto tecnico agrario “Giustino Fortunato” ne è il paradigma. Si è concluso, infatti, un progetto formativo in agricoltura che ha consentito a due ragazzi...

La buona scuola è una scuola che fa e l’istituto tecnico agrario “Giustino Fortunato” ne è il paradigma. Si è concluso, infatti, un progetto formativo in agricoltura che ha consentito a due ragazzi ugandesi di acquisire tecniche agrarie e casearie durante una formazione durata da maggio ad ottobre. Il progetto ha coinvolto diverse autorità quali l’ambasciata italiana in Uganda, l’ambasciata ugandese in Italia, il Vaticano e la Confagricoltura nazionale.
Nello specifico i due giovani, Stephen Draparaku e Bazil Kandaruku, accompagnati da padre Natalino, sono stati ospitati dall’azienda Vallepiana, in località Santa Chiarella, dove hanno acquisito esperienze e competenze in diversi ambiti: semina e raccolta di vari prodotti, l’utilizzo di macchine agricole, la produzione e la trasformazione del latte.
«In Africa – racconta padre Natalino - non si trova latte fresco e non si conoscono i prodotti che ne derivano, pur avendo a disposizione molte mucche, capre e bufali. Riuscire a portare in Uganda questi saperi vuol dire salvare un popolo martoriato da fame e povertà, da una guerra che ha impiegato bambini come soldati. Se potessero, Stephen e Bazil comincerebbero domattina a costruire stalle, a prendersi cura delle mandrie, a seminare i campi e a produrre latte. Oggi, grazie alla disponibilità dell’Agrario, di Gioacchino Maione, titolare dell’azienda Vallepiana, e di Aldo Gagliardo, titolare dell’azienda partner Agrintech, abbiamo gettato un piccolo seme».
«Il progetto si inserisce – spiega Laura Cestaro, dirigente del “Fortunato” - tra le attività di internazionalizzazione previste dall’ampliamento dell’offerta formativa. Una buona scuola non può prescindere dal dialogo, dal confronto interculturale, dalla messa in comune della ricchezza di ogni cultura».
Laura Naimoli
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