Progetti per la Caserma Tofano

Dopo anni c’è stato ieri un sopralluogo del sindaco Torquato che pensa ad investitori privati

Caserma Tofano: un sogno possibile. Ma solo partendo, sin dall’inizio, con una solida partnership con i privati. «Del calibro di quelli che gestiscono il Cis di Nola o il Vulcano Buono». Anche perché «parliamo di qualcosa come 15 milioni di euro», sostiene Manlio Torquato. «Progetti simili – aggiunge – ma che sfiorano a mala pena un quarto della cifra, mi risulta siano in corso ad Altavilla Irpina per un palazzo baronale. E a Napoli città. Ovviamente non con l’acquisizione al patrimonio comunale, visto che – in termini economici – l’amministrazione de Magistris è messa peggio di noi».

Per la caserma rossa, così cara all’immaginario collettivo, dunque, si progetta il futuro. Ieri mattina una delegazione tecnico-amministrativa composta da Torquato, dirigenti del Demanio, dell’ufficio tecnico comunale, da assessori e da alcuni consiglieri, ha effettuato un sopralluogo nel palazzo post vanvitelliano riaperto una tantum dopo decenni. L'’obiettivo era verificare lo stato dei luoghi e rendersi conto della spesa da sostenere. Da una prima osservazione i milioni di euro da spendere sono parecchi. «Molti di più del debito del Comune», ha detto il sindaco. Tenendo conto che dovrebbe essere sistemata la tutt’altro che trascurabile voce relativa alla manutenzione.

Ecco dunque l’idea del tandem privato-pubblico per una delle due storiche caserme cittadine che è anche un monumento architettonico di oggettiva bellezza. Quella che, tra le due, è stata dismessa ed abbandonata. A differenza della caserma di viale San Francesco che ospita (anche se con proporzioni numeriche che non ricordano neanche vagamente quelle dei tempi d’oro di Nocera città dei soldati) il battaglione trasmissioni Vulture. «Non si pensi – spiega il sindaco a scanso di equivoci – che io immagini un mero centro commerciale. Si tratterebbe di trovare la giusta mediazione tra le esigenze dei privati e possibili destinazioni a scopi socio-culturali di un edificio la cui bellezza mi ha lasciato a dir poco senza fiato, ne avevo un vago ricordo risalente all’adolescenza. Una soluzione concreta rispetto ai progetti piuttosto vaghi del passato».

Patrizia Sereno

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