L'inchiesta

Profughi schiavi nei campi della Piana del Sele

È il nuovo business dei caporali: reclutare migranti fuggiti dai centri d’accoglienza, come il 28enne del Mali investito in litoranea

EBOLI. Arrivano in Italia sui barconi; vengono salvati e portati nei centri profughi in attesa di ottenere lo status di rifugiati; da lì molti fuggono per finire nei campi o nei cantieri edili, come lavoratori senza diritti né contratti. Per pochi euro al giorno. Dietro la storia di Bakery, il 28enne malese investito da un’auto l’altra mattina sul litorale di Eboli mentre tornava nella sua casa provvisoria, l’ex Apoff, c’è tutto questo. Bakery, infatti, è uno dei tanti che poco prima dell’alba, inforca la sua bici per andare a lavorare nei campi. Anche il 28enne del Mali aveva dismesso i panni del profugo per indossare quelli dello schiavo nei campi della Piana.

L’accusa del parroco. «I giovani del Mali non dovrebbero stare all’Apoff, per poi andare a lavorare nei campi – dice il parroco della chiesa di San Vito, don Daniele Peron – molti di questi ragazzi quando vengono allo sportello della cooperativa San Paolo per avere cibo e vestiti, hanno sui loro documenti la scritta: residenti a Sicignano degli Alburni (uno dei paesi dove è attivo un centro per l’assistenza dei rifugiati, ndr). Chi è preposto a verificare il funzionamento dell’assistenza a queste persone perché non si attiva? Basta con gli slogan vuoti sulla solidarietà, basta con gli interessi personali. Il diavolo, colui che divide, in questi giorni compie gli straordinari. Reagiamo e chi ha le competenze intervenga. Questi ragazzi del Mali come gli altri stranieri dovrebbero vivere in strutture di assistenza non in quell’ex fabbrica. Aiutiamo questi fratelli».

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Anche il capogruppo Udc, Giuseppe La Brocca, si schiera con il parroco: «Non è possibile lucrare su giovani stranieri che dovrebbero vivere ed essere aiutati anche economicamente in strutture di accoglienza e invece sono costretti a migrare nella Piana per trovare un lavoro. Il sindaco Massimo Cariello chiederà l’intervento del prefetto».

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Il nodo ex Apoff. ll capogruppo del Pd, Antonio Conte, annuncia di aver ottenuto dal presidente del consiglio Fausto Vecchio, la convocazione, prima del prossimo Consiglio, di una riunione straordinaria dei capigruppo sulla sicurezza, «per sollecitare un confronto con il Comitato provinciale ordine pubblico, e insieme con il prefetto trovare le dovute e giuste contromisure sul fenomeno dei migranti». Poi Conte affronta il problema dell’ex Apoff: «Dopo l’investimento del giovane del Mali – l’ennesimo caso sul nostro litorale – dobbiamo assolutamente intervenire e cercare di non far entrare persone in quella struttura invivibile e fatiscente. Bisogna verificare inoltre se questi stranieri che lavorano nei campi oltre a essere sfruttati sono anche rifiugiati che, per il loro status, dovrebbero essere altrove». «Siamo stati i primi a sollevare il problema dell’ex Apoff, dove vivono tra amianto e rifiuti, decine di disperati – afferma il capogruppo dei Democratici per Eboli, Pasquale Infante – senza avere risposte concrete. Chi verifica e quando gli illeciti? Ci sono rifugiati che vengono utilizzati per lavori nei campi?».

I numeri dei lavoratori in nero.Due anni fa un team di Medici per i diritti umani ha intervistato 177 lavoratori migranti nella Piana e prestato prima assistenza medica e orientamento socio-sanitario a 133 di essi. Dalle testimonianze e dai dati raccolti, è emerso che sebbene tre migranti su quattro siano regolarmente soggiornanti e il 61% sia in possesso di un contratto di lavoro, continuano a perpetuarsi sistemi di sfruttamento pervasivi basati su sottosalario, pratiche fraudolente e caporalato. L’80% dei migranti intervistati guadagna 30 euro a giornata o addirittura meno. Le pratiche illegali ai danni dei braccianti vanno dalle irregolarità contributive, quasi la norma sia tra i lavoratori italiani sia stranieri, alla vendita di falsi contratti di lavoro che possono arrivare a costare seimila euro.

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