Processo sulla vendita dell’hotel Raito

Rinviato a giudizio Fedele Ragosta, è accusato di avere inviato emissari armati per scoraggiare Francesco Soglia

La vendita all’asta dell’hotel Raito sarebbe stata inquinata da una minaccia a mano armata, che convinse l’albergatore Francesco Soglia a non partecipare all’asta e favorì così l’altro potenziale acquirente, l’imprenditore napoletano Fedele Ragosta, che riuscì ad aggiudicarsi l’affare ed è ora accusato di essere stato il mandante dell’atto intimidatorio. Con questa accusa è stato rinviato a giudizi ieri pomeriggio dal giudice dell’udienza preliminare Ubaldo Perrotta, che ha fissato per ottobre l’inizio di un processo per i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e turbativa d’asta. Insieme a Ragosta sarà sul banco degli imputati Francesco Delle Cave di Casoria, accusato anche di porto illegale di armi in luogo pubblico e che per gli inquirenti avrebbe accompagnato da Soglia gli autori della minaccia. L’imprenditore, che si è costituito parte civile tramite l’avvocato Carlo Di Ruocco, ha spiegato di essere stato raggiunto in albergo da due persone che lo hanno costretto a salire su un’auto e gli hanno puntato contro le pistole, lasciando intendere che avrebbe rischiato la vita se da momentaneo affittuario della gestione dell’hotel Raito avesse tentato di diventarne il proprietario, partecipando all’asta con cui la curatela fallimentare lo avrebbe messo in vendita di lì a poco.

Le minacce sortirono effetto, perché Soglia non partecipò alla procedura all’incanto, ma il suo ritiro insospettì gli inquirenti e su quella vicenda fu aperta un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sfociata adesso nel rinvio a giudizio. All’identità delle due persone armate non si è ancora risaliti, ma intanto il sostituto procuratore antimafia Valleverdina Cassaniello ha ottenuto che Ragosta e Delle Cave vadano a processo,

I fatti contestati risalgono al 2005, quando Francesco Soglia era ancora proprietario dell’hotel Baia di Vietri sul Mare e gestiva con la “Soglia service srl” anche il Raito, in virtù di un contratto di fitto firmato con la curatela. Era il naturale candidato all’acquisto della struttura ricettiva, ma su quell’immobile di prestigio aveva messo gli occhi anche Ragosta, finito più volte agli onori delle cronache per le accuse di associazione a delinquere e reimpiego e riciclaggio di capitali illeciti. Il suo è un impero milionario, al quale aveva deciso di annettere l’hotel Raito. Riuscì nell'intento, assicurandosi l’albergo con sei milioni di euro, dopo tre tentativi di vendita andati vuoto che consentirono un ribasso di tre milioni rispetto ai nove che erano stati posti inizialmente a base d’asta. Su Ragosta erano però già accesi i riflettori della Dda di Napoli, che nel 2012 lo arrestò con l’accusa di collegamenti con il clan Fabbrocino, attivo nell’area vesuviana. In quell’ordinanza si faceva già riferimento all’acquisto dell’hotel Raito.

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