Processo Sarastra subito rinviato 

Incontro a distanza nell’aula giudiziaria tra l’ex sindaco Aliberti e la moglie

Erano entrambi in aula, ieri mattina, i coniugi Aliberti, alla sbarra nel processo per il voto di scambio con il clan Loreto-Ridosso, subito rinviato per l’annunciata astensione: il giorno della prima udienza è arrivato a due anni e mezzo dalla perquisizione domiciliare che segnò la prima fase dell’indagine ribattezzata “Sarastra”, e dopo un lungo iter preliminare, con richieste cautelari, rigetti e ordini di carcerazione, e il primo cittadino ritenuto epicentro di un sistema politico-criminale.
L’aula “Torre” del palazzo di giustizia nocerino era piena di pubblico, anche se il rinvio dell’udienza era scontato. Da una parte l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, arrivato da Roccaraso, dove è ristretto agli arresti domiciliari su disposizione dell’autorità giudiziaria: era seduto al banco degli imputati al fianco del suo legale di fiducia, Giuseppe Pepe; in fondo all’aula sua moglie, Monica Paolino, consigliere regionale in carica. L’ex primo cittadino ha dato il suo consenso al rinvio, pur avendo la possibilità di bloccare l’astensione per la misura cautelare in atto, ma poi ha preso comunque la parola chiedendo informalmente un rapido decorso. All’auspicio superfluo ha replicato il pm titolare dell’accusa, Vincenzo Montemurro, sottolineando la contraddizione: i giudici del primo collegio, presidente Raffaele Donnarumma con a latere Noschese e Palumbo, hanno così aggiornato il dibattimento al prossimo 4 luglio.
Sotto accusa in questo filone d’inchiesta sono imputati l’ex sindaco di Scafati, suo fratello Nello Aliberti, l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi, sua moglie Monica Paolino, l’ex vicepresidente dell’Acse, Ciro Petrucci, e Andrea Ridosso, esperto di politiche sociali, tutti presenti in aula, e l’ex staffista comunale Giovanni Cozzolino, assente. Saranno giudicati con il rito alternativo a fine giugno l’ex boss pentito Pasquale Loreto ed i fratelli Gennaro e Luigi Ridosso, attesi all’udienza preliminare al Tribunale di Salerno, controparte delle ricostruzioni investigative, ritenuti sodali al gruppo camorristico egemone nel territorio scafatese. Nel dibattimento sono costituiti parti civili il Comune di Scafati, la giornalista Valeria Cozzolino e gli imprenditori del settore conserviero Aniello e Fabio Longobardi.
L’ex sindaco è in regime di detenzione agli arresti domiciliari a Roccaraso: tra sfoghi via social e difficoltà, non ha mai mancato di manifestare la sua innocenza. Il dibattimento sarà cruciale: gli imputati sono stati tutti esponenti della macchina amministrativo-politica comunale, parte del gruppo dirigente costruito negli anni di sindacato da Aliberti, ritenuto dalla Procura antimafia di Salerno il deus ex machina di un sistema di potere sceso a patti con il clan. Il dibattimento pubblico riguarderà esponenti di punta della classe dirigente scafatese guidata dall’ex sindaco, ora nella polvere, concentrato nella sua battaglia familiare per dimostrarsi estraneo alle gravi accuse. In aula i boss invece non ci sono: al loro posto, solo le improvvide note di una suoneria, con le note della serie “Narcos” a rompere il silenzio dell’udienza.
Alfonso T. Guerritore
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