Processo Sarastra, c’è un nuovo pentito 

La Procura Antimafia pronta a depositare i verbali degli interrogatori di Massimo Fattoruso detto “spalluzzella”

Il processo “Sarastra” si arricchisce delle dichiarazioni di un nuovo pentito. La sua collaborazione con la giustizia per molti era certa da circa un anno, ma è diventata ufficiale soltanto qualche giorno fa. Così la figura di Massimo Fattoruso, 47 anni, alias “spalluzzella”, va ad affiancarsi a quella dei già noti Romolo Ridosso, Alfonso Loreto junior e Dario Andrea Spinelli che già si sono espressi sul presunto “sistema Scafati”.
Fratello di Francesco, quarantacinquenne che nel 2014 fu trovato ucciso e bruciato in auto tra Boscoreale e Poggiomarino, Massimo Fattoruso è stato ritenuto attendibile dai magistrati della Procura Antimafia di Salerno che dal 2015 indagano sui possibili rapporti tra politica, imprenditoria e camorra a Scafati. Sono i suoi i verbali che la Dda vuole depositare nei prossimi giorni presso il Tribunale di Nocera Inferiore nell’ambito di “Sarastra”. Fattoruso andrebbe a chiudere il cerchio sugli eventuali interessi dei clan napoletani su alcune attività della città dell’Agro, in particolare quelle attive nel settore delle onoranze funebri, e sulla possibile presenza delle ditte nell’orbita del clan dei Casalesi e i relativi rapporti con le cosche scafatesi. Un cerchio che, pertanto, andrebbe a chiudere quel presunto “sistema” che la Dda salernitana sta portando all’attenzione del collegio presieduto da Raffaele Donnarumma.
Fattoruso diventa dunque l’ennesimo pentito di “Sarastra” dopo un lungo periodo di attesa da parte della Procura. La magistratura ha voluto “testare” prima la bontà della posizione del quarantacinquenne con alcune dichiarazioni, che nei mesi scorsi hanno portato ad alcuni arresti e ispezioni a Scafati, per poi avviare tutte le procedure del caso per la raccolta dei verbali che potrebbero finire nel fascicolo del processo che vede imputato, tra gli altri, anche l’ex sindaco Pasquale Aliberti e la moglie, la consigliera regionale Monica Paolino. A far pensare al suo pentimento è stata l’assenza in città per oltre un anno. Un allontanamento peraltro mai denunciato dai familiari e conciso con determinate operazioni di polizia. Fattoruso, secondo gli equilibri criminali ricostruiti dall’Antimafia, è ritenuto vicino ad Alfonso Loreto jr. D’altronde “Fonsino”, nei primi verbali resi ai magistrati di Salerno, ha fatto chiarezza proprio sull’omicidio del fratello di “Spalluzzella”.
«Francesco Fattoruso non fu ucciso a un debito per droga, ma perché parlava in giro a vanvera e in particolare avanzava dei dubbi su Raffaele Aquino detto “’a mezzanotte”. Lo accusa di aver fatto l’infame, perché avrebbe consegnato un fascicolo al magistrato con cui accusava altre persone», aveva spiegato in sede d’interrogatorio in merito alla morte dell’affiliato al clan Vangone. Vi erano stati dei litigi tra la moglie di Felice Aquino, fratello di Raffaele, e la moglie di Fattoruso. Avrebbe anche parlato male di Aquino. Gennaro Ridosso mi ha detto che Francesco gli riferì che Aquino gli diede i soldi per essere mantenuto in carcere. Ma lui avrebbe rifiutato affermando che suo fratello Massimo detenuto in carcere era stato abbandonato dal clan Aquino/Annunziata».
Proprio queste dichiarazioni avrebbero spinto il quarantasettenne a collaborare con la giustizia.
Domenico Gramazio
©RIPRODUZIONE RISERVATA