LA SENTENZA

Processo Medea, intreccio tra clan e alcuni dirigenti regionali: 4 condanne

La decisione della seconda sezione collegio B del Tribunale di Napoli

NAPOLI - Ventisette anni di reclusione e tre assoluzioni totali. E' questa la sentenza emessa dalla seconda sezione collegio B del Tribunale di Napoli Nord per gli imputati del processo Medea, l'inchiesta sull'intreccio tra clan dei Casalesi ed alcuni dirigenti della Regione Campania in merito alle gare d'appalto truccate dell'Ato3 delle acque.

A 13 anni e 6 mesi è stato condannato l'imprenditore Pino Fontana, ritenuto socio del boss Michele Zagaria. Sette anni per Tommaso Barbato, ex funzionario regionale dell'Udeur addetto al settore idrico. Quattro anni e sei mesi per Alessandro Cervizzi, l'ex carabiniere del Comando Provinciale di Caserta che avrebbe cercato di aiutare Fontana ottenendo in cambio soggiorni per il figlio in una villa dell'imprenditore. Due anni invece per Carmine Lauritano, accusato di intestazione fittizia di beni.

Assolti, invece, Orlando Fontana, fratello di Pino, difeso dall'avvocato Giuseppe Stellato, accusato di aver acquistato la pen drive del boss Michele Zagaria da un poliziotto che partecipò alla cattura nel covo di via Mascagni a Casapesenna il 7 dicembre 2011; Silvano Monaco, difeso dall'avvocato Mariano Omarto, accusato di rivelazione di segreto d'ufficio e Vincenzo Pellegrino, difeso da Carlo Taormina, accusato di essere un imprenditore colluso con il clan dei Casalesi. Tra novanta giorni il deposito delle motivazioni.