Capaccio

«Processate il sindaco Voza e la moglie»

Ignorata un’ordinanza di abbattimento. Chiesto il rinvio a giudizio anche per il responsabile dell’ufficio edilizia del Comune

CAPACCIO PAESTUM. Evitare l’esecuzione di un’ordinanza di abbattimento di un fabbricato per civili abitazioni edificato, e più volte ampliato abusivamente, nell’area archeologica di Paestum, in via Nettuno, zona sottoposta a vincolo dalla legge 220 Zanotti Bianco. È questa la contestazione di reato per la quale è stato chiesto il rinvio a giudizio del sindaco Italo Voza, di sua moglie, Maria Giuseppa Pisani, e del responsabile dell’ufficio edilizia del Comune di Capaccio Paestum, Vincenzo Criscuolo.

Tra le opere contestate, l’ampliamento del fabbricato principale del complesso del ristorante Nettuno e delle pertinenze. Secondo quanto accertato dalle indagini effettuate dalla magistratura, tutti e tre gli imputati si “accordavano tra loro affinché Criscuolo, responsabile dell’ufficio edilizia, omettesse, così come ometteva in violazione dei suoi doveri repressivi in funzione di antiabusivismo edilizio, di procedere all’esecuzione in danno dell’ordine di abbattimento (165 del 20/9/2005) relativo ad un fabbricato per civile abitazione edificato e più volte ampliato abusivamente, ubicato sul fondo sito alla via Nettuno 2 del comune di Capaccio Paestum, adibito ad abitazione e residenza familiare dei coniugi Voza-Pisani beneficiari e istigatori, che avevano lasciato inottemperato l’ordine entro il termine dei 90 giorni a essi ingiunto”.

L’inottemperanza del provvedimento di demolizione, stando a quanto accertato dalla Procura di Salerno, ha “intenzionalmente procurato per Italo Voza, sindaco del Comune di Capaccio, che aveva nominato Criscuolo responsabile di settore con decreto sindacale del 22 agosto 2012, e alla moglie Maria Giuseppa Pisani, un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nella perpetuazione e nel progressivo consolidamento del possesso e del godimento del suddetto manufatto abusivo”.

L’ordinanza di demolizione è stata emessa nel 2005. Nel provvedimento si chiedeva “la rimozione delle opere edili realizzate abusivamente sull’immobile demaniale in uso situato nell’area archeologica di Paestum”. Le opere “insistono abusivamente su aree demaniali rientranti nel patrimonio indisponibile del Comune di fatto nella disponibilità dell’Ente antichità e documenti della Provincia di Salerno presso la direzione dei musei provinciali”, si legge nell’ordinanza dove il Comune diffidava “ad horas di provvedere alla rimozione delle opere abusive edilizie realizzate sui beni demaniali”, nell’area sottoposta a vincolo della città antica di Paestum, con il ripristino dello stato dei luoghi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA