Presto nuovi prodotti a marchio Amato

Secondo indiscrezioni, presentazione a breve. Il rilancio nel 2014 non c’è stato e restano in mobilità 90 lavoratori

Secondo indiscrezioni il nuovo Pastificio Amato, targato Dicado, dovrebbe presto esser ripresentato alla città dopo l’acquisizione avvenuta lo scorso 18 marzo dello stabilimento e del brand da parte dei pastai gragnenesi. In pentola c’è una nuova gamma di prodotti che dovrebbe consentire al marchio di avere un reale e concreto rilancio sul mercato, dopo la quasi totale assenza di questi anni e il sostanziale flop seguito alla presentazione in grande stile che il nuovo proprietario, Giuseppe Di Martino, organizzò al Parco del Mercatello con tanto di degustazione insieme al sindaco De Luca.

Dunque, c’è attesa per capire cosa sarà del celebre pastificio che, secondo quanto dichiarata da Di Martino nell’immediatezza dell’aggiudica, già nel 2014 sarebbe dovuto tornare ai fasti di una volt,a ma così non è stato. Al momento, infatti, la produzione resta sostanzialmente la stessa: si era parlato di attivazione di nuove linee per dare il via alla produzione di altri formati di pasta; dell’attivazione del molino ed anche di un innalzamento dei livelli occupazionali. Ad oggi nessuno di questi obiettivi è stato perseguito, probabilmente con la complicità di una congiuntura economica non certo favorevole, soprattutto per chi lavora in un settore che tra materie prime, standard igienici e di qualità, e produzione vera e propria, è caratterizzato da costi molto alti.

Attualmente lavorano al pastificio solo 27 persone, le stesse che vennero scelte tra i vecchi lavoratori fin da quando il gruppo Dicado era semplice affittuario del pastificio. Di nuove assunzioni, benché se ne fosse parlato a più riprese ipotizzando un ampliamento della gamma di prodotti ed una maggiorazione della produzione, non c'è traccia. Ad attendere ancora una chiamata dall’azienda ci sono circa 90 cassintegrati che sono attualmente iscritti alle liste di mobilità e che a maggio smetteranno anche di percepire il sostegno al reddito che avevano conquistato con fatica.

All'indomani dell’aggiudica dello stabilimento i rappresentanti sindacali chiesero che fosse presentato un piano industriale, attraverso il quale capire che programmi avesse la nuova proprietà e quale sarebbe stato il destino del marchio, che andava senza dubbio riproposto e rilanciato e dei lavoratori ormai rimasti fuori dal ciclo produttivo.

«Riscontriamo una certa difficoltà ad interloquire con l’azienda – ha commentato Ciro Marino, segretario provinciale della Uila Uil ripercorrendo la vicenda – Dal momento dell’aggiudica, complice una serie di fattori che attengono anche all'attuale ed inspiegabile scarsa sindacalizzazione dei lavoratori, non abbiamo avuto più notizie. Guardiamo solo l’oggettività: il prodotto scarseggia, nuove assunzioni non ce ne sono e non c’è traccia del piano industriale».

«Nonostante tutto – ha auspicato Marino – mi auguro che questa indiscrezione sul rilancio sia vera e che si possa ragionare tutti insieme per raggiungere due obiettivi: rilanciare il marchio Amato e soprattutto immettere nel circuito produttivo quei lavoratori che sono ancora fuori».

Carmen Incisivo

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