Presidi stritolati da burocrazia e crisi 

Il j’accuse di due dirigenti scolastiche: rivendicano condizioni di lavoro e inquadramento che esistono solo sulla carta

Mediamente 1.000 utenti diretti e più di 2.000 utenti indiretti; 120 persone di personale, dalle due alle venticinque sedi: un’impresa? No, un istituto di un paese di medie dimensioni, a capo del quale non è un amministratore delegato, con stipendi, benefit, bonus, ma un dirigente scolastico.
Eppure ai dirigenti si chiedono i miracoli: come datori di lavoro sono direttamente responsabili della salute e della sicurezza di tutta la comunità scolastica (si pensi alla vicenda di questi giorni della dirigente Franca Principe del liceo di Sapri), nonostante non abbiano fondi appositi, poichè i Comuni e le Province, proprietari degli edifici scolastici, sono tenuti alla manutezione.
Alla spada di Damocle della sicurezza si aggiungono le tantissime responsabilità disciplinari, dirigenziali, civili, gestionali, amministrative, penali, contabili e formative.
Carichi di lavoro sempre più ingenti e pressanti. Solo per fare qualche esempio: norme sulla trasparenza, anticorruzione, privacy, bilanci, obiettivi di accessibilità, acquisti di beni e servizi (servizio di cassa, assicurazione alunni, viaggi di istruzione… tutto secondo le regole, perché il contenzioso è dietro l’angolo), codice degli appalti, determine, bandi, punteggi, commissioni aggiudicatrici, aggiudicazioni, contratti, Durc, Cig, controlli di tutti i tipi, procedure e verbali di collaudo, mandati di pagamento, pagamento F24, dematerializzazione. E ancora gestione di ferie, malattie, sostituzioni, pensionamenti, graduatorie interne, organici di diritto e di fatto, formazione delle classi.
Non mancano, poi, quotidianamente i problemi con i genitori, il bullismo, i problemi degli alunni con Bes-Dsa, rapporti con i sindacati, con Asl enti locali e associazioni, e tante ulteriori e assillanti sevizie burocratiche, che ricadono sulle spalle di una categoria costretta a lavorare (con abnegazione e passione) non meno di 10/12 ore al giorno. E la didattica? Le ferie si accumulano e spesso restano un miraggio!
Protesta, agitazione, sciopero, rabbia dei presidi, queste le parole d’ordine degli ultimi giorni che riassumono l’esaperazione di una categoria oppressa da una macchina burocratica ipertrofica, cui far fronte, per di più, con un esiguo numero di assistenti di segreteria, spesso poco preparati ad affrontare la complessità dei compiti richiesti.
Le azioni di protesta di questi giorni, i sit-in davanti agli Usr, al Miur, le lettere aperte ai giornali, sono solo la punta dell’iceberg di un malcontento che si esprime con virulenza nelle chat e nei siti dedicati, un tentativo di portare alla ribalta una situazione ormai insostenibile.
Il paradosso è che a questo carico di responsabilità, unico nella pubblica amministrazione, non corrisponde un adeguato riconoscimento stipendiale: 2.400 euro netti in media al mese, contro quasi il doppio percepito dagli altri dirigenti della pubblica amministrazione, che gestiscono, però, circa una trentina di dipendenti. Senza contare la sperequazione interna alla stessa categoria, per cui i dirigenti assunti prima del 2000 percepiscono una retribuzione di anzianità che non spetta agli immessi in ruolo dopo tale data, e per la quale sono fioccati ricorsi nei tribunali, che in merito stanno assumendo decisioni diverse (sic!).
La misura è colma! La categoria non ripudia e non si sottrae alle proprie responsabilità (escluse quelle sulla sicurezza che vanno assolutamente trasferite agli organi competenti), ma vuole che alla funzione dirigenziale attribuita dalla legge, corrispondano un riconoscimento economico pari a quello degli altri dirigenti pubblici e adeguate prerogative e risorse.
I dirigenti scolastici chiedono con forza di essere inclusi, pleno iure, nella dirigenza dello Stato e rivendicano un’autonomia che al momento è solo sulla carta.
* dirigente IC Picentia - Pontecagnano Faiano (SA)
** dirigente IC San Tommaso d'Aquino - Salerno
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