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Presidente Macron, benvenuto anche per la mia Salerno

La riflessione dell'imprenditore salernitano Gigi Orlando che si è trasferito in Francia sull'elezione del nuovo Capo dello Stato transalpino

Nel 1992 vidi Parigi per la prima volta. Me ne innamorai profondamente. Non sono più andato via. Ma voglio approfittare dell’elezione del nuovo presidente Emmanuel Macron, per scrivere quanto siano cambiate la Francia e l’Italia dal punto di vista personalissimo di un Salernitano trapiantato qui.
Quando ho lasciato la mia città di Salerno, nel 1989, a quel tempo, quando dalle nostre parti si ascoltava un accento differente dal nostro, il viso dei salernitani si illuminava: l’atteggiamento tipico era quello di un grande sorriso, e tanti modi accoglienti per far sentire lo straniero un po’ a casa propria.
Quando, fresco arrivato oltralpe, parlavo con quel tipico accento italiano alla gente francese, il loro viso si illuminava, il loro atteggiamento era quello di aprirsi, e di restare affascinati e contenti di comprendere che l’Italia non era poi così lontana e noi italiani di 25 anni fa ci sentivamo un po’ a casa nostra anche a Parigi.

Oggi, quando vado a Salerno con mia moglie che parla italiano con accento francese, mi accorgo che quel sorriso di una volta si è spento sui volti della gente della strada. C’è una diffidenza verso chi non è di qui, lo straniero. Che vi hanno fatto? Quali violenze avete subito che vi hanno tolto la voglia di accogliere e far sentire a chi è lontano da casa, che casa vostra è anche un po’ casa sua? La lista dei torti e violenze sarebbe lunga, o forse no, se si pensa ad altri paesi, altri torti ed altre violenze.

Oggi, a Parigi, quando parlo e discuto con i francesi, anche qui quell’illuminazione del viso ha ceduto il passo ad una diffidenza mal celata. Quel che ti fa sentire straniero e ti fa pensare al dantesco “come sa di sal lo pane altrui e come è duro calle salir e scender l’altrui scale”, è proprio il percepire la diffidenza degli altri. Anche qui la lista dei torti e delle violenze sarebbe lunga, o forse no, se si pensa ad altri paesi, altri torti ed altre violenze.

Per noi ultra cinquantenni, che abbiamo vissuto il crollo del muro di Berlino come se anche noi ne fossimo stati gli artefici. Come artefici ci sentiamo quando si parla di comunità europea, di Erasmus, di libero scambio. Per noi, ultracinquantenni, dicevo, è un po’ una sconfitta percepire questa diffidenza verso “l’altro”, lo straniero.
Emmanuel Macron nei suoi ringraziamenti dopo l’elezione, e nei suoi propositi da presidente, ha detto di voler ridare all’Europa i suoi veri obiettivi. Quelli di aggregazione. E poi, una cosa nuova: «Vi dirò sempre la verità», ha detto al suo popolo. Volendo così sottolineare le menzogne del passato.
Allora: “Bienvenu cher President !”

Sai una cosa caro Presidente? Ti voglio far sentire a casa tua. Mi voglio illuminare in volto, e accoglierti come gli europei di 25 anni fa, senza diffidenze ma con tante speranze e un rinnovato sorriso, dedicato ai 25enni di oggi.
E ai miei concittadini salernitani vada un augurio: che con le illuminazioni delle Luci d’Artista, ci siano anche quelle dei vostri volti, quanto ascoltate un accento diverso dal vostro.
A’ bientôt, Gigi.

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