Presentata a Romala stagione del teatro Verdi

E' il secondo anno a firma Daniel Oren. Un cartellone da tutto esaurito con una vera e propria parata di stelle

Salerno si scrolla di dosso il tanfo naftalinico della provincia addormentata e celebra la sua rinascita. Ieri, in una sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, gremita di penne e volti noti dell’informazione nazionale, De Luca ha presentato la stagione lirica del Verdi, la seconda a portare la firma di Daniel Oren. Ma se la parata di stelle che fa brillare un cartellone che va verso il tutto esaurito non avesse dovuto soddisfare, i palati più esigenti sono stati saziati dal sindaco che ha tirato fuori gli assi dalla manica, giocandosi, a livello nazionale, l’immagine di una città pulita, funzionale ed avanguardista.
Il miracolo salernitano, per dirla con Oren, non passa per Napoli e travalica gli angusti confini «di una Campania di cui ultimamente si parla in termini tutt’altro che lusinghieri». Ad offrire il "la" è il giornalista Rai Attilio Romita, che, nei panni di presentatore, proclama il Verdi «un teatro di serie A e non una seconda piazza». Gli fa eco De Luca: «Con Oren ci siamo subito intesi per mettere a punto il "modello Salerno"». Tre i punti fondamentali della rinascita: la sburocratizzazione, la qualità e l’attualizzazione della tradizione culturale. Il motto è "burocrazia zero": «Bisogna avere il coraggio di fare piazza pulita. Le risorse servono per produrre cultura, non per foraggiare la burocrazia. A Salerno non abbiamo enti, fondazioni, consigli di amministrazione da mantenere - ha chiarito De Luca - e neppure contrattazioni pseudo sindacali snervanti con cui perdere tempo dalla mattina alla sera». Secondo step del "modello Salerno", «puntare alla qualità. Oren ci ha chiesto carta bianca. Chi è capace lavora, chi non lo è resta fuori. Sembra una banalità, ma nel nostro Paese è una presa di posizione rivoluzionaria. Non tuteliamo aree di privilegio e di parassitismo, puntiamo all’eccellenza». Per finire, «occorre attualizzare la tradizione culturale. In questo riveste un ruolo fondamentale la collaborazione con il nostro conservatorio "Martucci" e l’apertura alle scuole». Il sindaco snocciola con orgoglio le stelle del "suo" cartellone e commenta: «l’eccellenza richiede la permanenza. Per questo ci auguriamo che arrivi presto un sostegno dal Ministero per sorreggere una programmazione che ad oggi può contare unicamente sulle casse della comunità salernitana». I primi risultati fanno ben sperare. A fronte dei 1800 posti a disposizione del Verdi (a cui vanno sottratti quelli riservati) le richieste di abbonamento sono state 3682. Solo 1500 saranno esaudite. Ressa garantita per lo spettacolo di Bolle, per il quale sono già arrivate 20mila richieste, la metà e cioè 10mila, per la "Traviata". Complice anche la chiusura del San Carlo, che ha fatto riversare sulla città la platea dei melomani. Ma merito soprattutto di un cartellone e di una direzione di eccellenza. «E di un sindaco, che è l’unico vero amministratore illuminato del Mezzogiorno». Parole di sua "maestà" Daniel Oren, sedotto dal fascino di un sindaco «che ha restituito l'arte agli artisti, indipendentemente dalle tessere di partito, strappandola ai politici». Quasi una dichiarazione d’amore ripetuta all’infinito, per un «politico-non politico» che, con l’ausilio di uno staff risicato «ha fatto del Verdi un teatro la cui programmazione non ha niente da invidiare a Londra, Parigi e Vienna». Dalla valorizzazione della cultura, spiega il direttore artistico del Massimo, nasce quel miracolo frutto del modello Salerno «che anche i teatri e le fondazioni dovrebbero fare proprio». La ricetta è semplice: tagliare il superfluo (e i pesi morti). «Con me lavorano Annamaria Barbato, Antonio Marzullo e Rosalba Lo Iudice. Siamo noi a fare tutto e ci riusciamo bene, visto che la sfida dello scorso anno l'abbiamo stravinta», tuona Oren. Il miracolo salernitano non si ferma alle arie della lirica. Il cellulare di De Luca trilla in conferenza stampa. E’ Ricardo Bofill, l’architetto incaricato di realizzare la piazza della libertà, la più grande d’Europa ad affacciarsi sul mare: «A maggio avremo il progetto definitivo, poi passiamo alle gare», spiega il sindaco. Che con orgoglio aggiunge: «E’ stato finito l’ultimo solaio della Cittadella giudiziaria. Ci metteremo una bandiera in cima per festeggiare - dice - Finalmente tutti gli edifici sono stati completati». I prossimi saranno mesi impegnativi: «dobbiamo chiudere l’intesa con Gehry per il termovalorizzatore, per l’estate decideremo quale soggetto dovrà realizzarlo».
Si apre il 9 aprile, con la "Tosca" di Giacomo Puccini, il cartellone della stagione lirica 2008 del Verdi. A dirigere l’orchestra sará il maestro Miguel Gomez-Martines, protagonista il soprano cinese Hui He; Hugo De Ana firmerá la regia. Dopo "Tosca", sará la volta della "Sonnambula" di Vincenzo Bellini (a maggio), "La Boheme" di Puccini (ad ottobre), "La traviata" di Verdi e "La vedova allegra" di Lehar, con la regia di Vincenzo Salemme (a dicembre). Tutte le opere, prodotte dal teatro salernitano, saranno dirette dal maestro Daniel Oren. Un cenno particolare merita "La traviata" che vedrá in scena Renato Bruson ed il soprano Annick Massis diretti da Franco Zeffirelli (che per la prima volta porta la sua opera al Verdi). Alle opere liriche si affiancheranno serate musicali e recital con grandi ospiti: ad aprile il violoncellista Mischa Maisky e il pianista Pavel Gililov; a maggio il pianista e improvvisatore turco Fazil Say; a giugno Salvatore Accardo che dirigerá l’orchestra del teatro in un concerto dedicato alle "Quattro stagioni" di Vivaldi; ad ottobre Lorin Maazel che dirigerá un concerto dedicato a Beethoven. Novembre riserverá l’appuntamento con il violinista Uto Ughi accompagnato dal pianista Alessandro Specchi. L’anno si concluderá con il recital, un’antologia delle più famose arie d’opera, seconda e ultima tappa italiana (dopo Milano) del tenore peruviano Juan Diego Florez. Il mese di maggio sará arricchito dal "Gran gala di danza" che vedrá protagonista Roberto Bolle.